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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

martedì 9 marzo 2010

Santa Elisabetta celebra il IV centenario della propria ‘licentia populandi’

Il paese di Santa Elisabetta nel 2010 celebra il quarto centenario dell’emanazione della licentia populandi, il documento regale che il 15 febbraio del 1610 ha autorizzato il nobile Nicolò Giuseppe Montaperto a costruire e popolare il nuovo insediamento. Saranno tante le iniziative pensate dall’amministrazione comunale per onorare nel corso dell’anno tale importante avvenimento, ma in questa sede ripercorreremo le remote vicende e gli antichi eventi che portarono alla fondazione del paese, fino ai nostri giorni.

Ancor prima che il toponimo “Santa Elisabetta” si prospettasse ed interessasse il fazzoletto di terra compreso tra i rilievi Guastanella-Montagna Comune-Keli, il c.d. fondo Cometa, facente parte del più ampio feudo Cannito e rientrante nel Val di Mazara, era già stato nei secoli oggetto di dispute e controversie politiche e nobiliari. La prima cronaca storicamente documentata e datata, anche se su di essa aleggerebbe un dubbio di autenticità, è quella relativa al privilegium regale datato 6 ottobre 1095, concesso dal conte Ruggero II a Gerlando Montaperto, militare dell’esercito dello stesso Ruggero, il quale per meriti di guerra, essendosi distinto in occasione del primo assedio normanno alla fortezza di Guastanella nel 1087 condotto contro un plotone di saraceni ivi barricatisi, ottenne, divenendone legittimo proprietario, il territorio dell’omonima collina e delle terre circostanti, appartenute allo sconfitto e spossessato arabo Alì (ricordato ed omaggiato ancora oggi dall’Unione dei Comuni, creata dalle amministrazioni di Raffadali, Santa Elisabetta, Sant’Angelo Muxaro e Ioppolo Giancaxio, chiamata appunto Feudo d’Alì). Successivamente, e per tutta la durata della dominazione aragonese in Sicilia (dal XIV al XVI secolo), il territorio del feudo Cannito fu posseduto dalla famiglia Chiaramonte, in seguito divenne dei Montecateno per poi passare, col benestare del sovrano siciliano Martino il Giovane, nel 1408 alla famiglia De Marinis di Filippo Marino.

Secondo gli attendibili dati storici di riferimento, Santa Elisabetta fu fondata nell’anno del Signore 1620 da Nicolò Giuseppe Montaperto, marchese di Montaperto e barone di Raffadali, nobile appartenente ad un’antica casata, i Montaperto, le cui origini geografiche e genealogiche sono tuttora oggetto di un dibattito, non ancora pacifico, sorto tra chi sostiene una loro provenienza francese, come discendenti della nobiliare famiglia dei Mongrana, e chi, invece, una italiana, come discendenti della casata dei Tomasi di Siena.

L’origine stessa del nome Santa Elisabetta è stata al centro di numerose ipotesi che hanno costituito l’oggetto di varie cronache popolari, tramandate nel tempo tra gli abitanti del paese, tra cui quella che narra di una principessa araba di nome Elisabetta che, convertitasi al cristianesimo, come forma di ringraziamento per una guarigione miracolosa ricevuta, eresse una piccola chiesa attorno alla quale nacque il primo nucleo abitativo del paese. La grande umanità che dimostrò in vita nei confronti dei pastori e della gente del luogo fece sì che alla sua morte i primissimi abitanti chiamarono il nuovo borgo, appunto, S. Elisabetta.

Ma, leggende a parte, la tesi da accogliere, circa la genesi del nome del paese, è quella che si lega strettamente al dato storico e documentale. Infatti, nella licentia populandi, concessa dal viceré spagnolo don Giovanni Fernando Pacheco, marchese di Villena, in nome di Filippo II, terzo re di Spagna, il 15 febbraio 1610 al fondatore Nicolò Giuseppe Montaperto, è contenuto il privilegio di edificare e popolare nel fondo (valle) di Cometa, rientrante nel feudo “Cannito” (detto anche “Canneto” per le estese piantagioni di canne che spontaneamente vi crescevano), un nuovo borgo, con l’ordine di denominarlo, appunto, Santa Elisabetta.

…affinchè teniate e possediate per i vostri eredi e successori il feudo chiamato “Cannito”, ricadente nel Val di Mazara…

…detto feudo è fertile ma per assenza di residenti non è sfruttato e dista circa otto miglia da Agrigento…

…la licenza ha lo scopo di costruire un nuovo abitato…

…poiché non è possibile realizzare quanto sopra detto senza apposita licenza…

…concediamo da ora ed in perpetuo a Voi ed ai vostri eredi e successori la presente licenza, con autorità e potestà di costruire e popolare il nuovo insediamento nel detto feudo e disponiamo che realizziate il programma liberamente con cittadini di entrambi i sessi, costruendo case e strade e muri di recinzione e torri a difesa dell’abitato e il nuovo paese chiamerete Santa Elisabetta…

Altro dato storico accreditato e pacifico, palesemente risultante dal testo della licentia sopra riportata, è che il nuovo paese venne fondato nell’ambito dell’attuazione di un programma che aveva come obiettivo il ripopolamento delle solitarie ed incolte terre interne della Sicilia. Tale programma fu ideato e portato avanti dall’aristocrazia siciliana con l’intento, da una parte, di risolvere le avversità finanziarie che la tormentavano, e, dall’altra, di accrescere sia la propria visibilità sociale che la propria presenza politica nel territorio isolano. A tal proposito, infatti, si sappia che nei secoli preunitari la nobiltà siciliana acquisiva maggiore prestigio politico, e dunque un conseguente maggiore potere economico, in base al numero di borghi e paesi che era stata autorizzata a fondare, tramite disposizioni e l’uso di licentiaeconcesse dall’autorità regia che in quel momento governava.

In data 24 febbraio 1628, il fondatore del paese Nicolò Giuseppe Montaperto rinunciò alla titolarità della signoria sulla borgata e sul feudo di Santa Elisabetta, determinandone il trasferimento a favore di Francesco Montaperto Valguarnera. Pochi anni dopo, nel 1637, il territorio di Santa Elisabetta divenne un marchesato affidato prima alla famiglia Scirrotta, in seguito ai Gravina ed infine ai Merlo. Successivamente, agli inizi del XVIII secolo (1718), a Santa Elisabetta, elevata ufficialmente a baronia, divenne signore Bernardo, principe di Raffadali e marchese di Montaperto, pronipote del fondatore del paese Nicolò Giuseppe Montaperto. In qualità di barone di Santa Elisabetta, Bernardo ottenne la titolarità del diritto nobiliare di occupare il 24° seggio nel Parlamento siciliano dell’epoca. Inoltre, qualche anno dopo, nel 1747, Antonio Montaperto, fratello di Bernardo, essendo nel contempo il territorio di Canneto divenuto un ducato, acquisì il titolo di duca di Santa Elisabetta.

Sul finire XVIII secolo, il territorio del paese di Santa Elisabetta divenne possedimento della famiglia Bonanno ed in seguito trasferito nei beni dei nobili Lanza.

Infine, vi sono altre date storiche che interessano direttamente il paese, ovvero il 1828, anno in cui Santa Elisabetta divenne frazione amministrativa dipendente da Aragona, ed infine il 1955, anno in cui Santa Elisabetta, con la legge regionale n°4 del 28 gennaio, divenne comune autonomo, così come noi oggi lo conosciamo.

Antonio Fragapane

6 commenti:

Marcella ha detto...

Che bel lavoro di ricerca che hai fatto! molto interessante...ad essere sincera pensavo ci fossero stati meno passaggi di potere del nostro paesello, ma forse un tempo risultava anche più interessante :)
Spero che questo articolo venga letto da molti e che possa soddisfare quanti lamentano una poca attenzione all'ambito locale. Non è un pezzo di politica, non di polemica, ma Storia splendidamente documentata da Antonio. bravo e grazie per questo pezzo.

Francesco Treseghè ha detto...

grazie Antonio... che senso ha il futuro senza la conoscenza del proprio passato?

Anonimo ha detto...

Francè, e che passato aggiungerei! Nel corso dei secoli il nostro paese è stato un marchesato, poi una baronia ed infine addirittura un ducato con diritto di seggio nel più antico parlamento al mondo,com'è ancora oggi quello con sede a Palermo...per non parlare poi di un passato ancora più lontano e, forse, ancora più glorioso, testimoniato dall'importante necropoli di Keli e dalla fortezza rupestre di Guastanella...rispondendo a Marcella, direi che S. Elisabetta ha avuto nei secoli tanti signori quanti sono stati i dominatori della nostra isola...un ringraziamento a voi giovani democratici per aver ospitato il mio articolo sul vostro dinamico blog...a presto e buon lavoro...

Antonio Fragapane

Francesco Treseghè ha detto...

i ringraziamenti vanno solo a te che ci riempi sempre di interessanti articoli che arricchiscono la cultura del nostro paese.

Francesca Rizzo ha detto...

Questa foto la conosco.....l'ho scattata io,cmq sono contenta che ci sono persone che apprezzano la storia e la cultura che avvolgono il nostro piccolo paese.e non c'è miglior modo per riviverla...

Anonimo ha detto...

A scanso di qualunque equivoco, la foto originale allegata all'articolo è un'altra:
http://www.perlacitta.it/2010/03/08/santa-elisabetta-celebra-il-iv-centenario-della-propria-licentia-populandi/
Tanti saluti...

Antonio Fragapane