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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

martedì 29 settembre 2009

Ma na cosa più semplice no?!!



Il titolo di questo post non è il massimo dell'eleganza, è più una espressione che a caldo è uscita dalla mia bocca, quando ho provato e appena 2 minuti dopo abbandonato, l'ebrezza di leggere lo Statuto del PD nella parte riguardante le prossime primarie.
Il titolo dell'articolo che posto qui accanto, vi assicuro che non è esagerato, ma vi da l'idea di come si possa rendere assurdamente complicato uno strumento altamente democratico e semplice come quello delle primarie. Ma allo stesso tempo vi aiuta a capire il succo del procedimento senza farvi perdere fra i mille rivoli dello Statuto.
Quindi da quello che ho capito stiamo volgendo alla fine della prima fase, che comporta l'elezione di un candidato da parte di ogni singola sezione e che stabilirà chi potrà partecipare al congresso del 25, con lo sbarramento del 5%.Questa fase è aperta ai soli iscritti al 21 luglio 2009. Il 25 ottobre chiunque pagherà 2 euro e si dichiarerà elettore del PD, potrà rivotare il suo candiddato, perchè sono talmente democratici che ti danno la possibilità di votare non una volta,ma due!! E per non sentirti solo, ti danno pure la possibilità di portarti il tuo amichetto di Forza Italia!! Ma dopo tutto questo, l'iter almeno sarà finito!!
Avremo finalmente il nostro coordinatore nazionale? No!!
C'è ancora la terza fase! Questa,potete leggerla dall'articolo, o se siete impavidi, dallo statuto. Ritorna però una usanza che ai nostri cari partiti democratici e liberali è molto cara: dopo le liste chiuse alle politiche, per voi e solo per voi,le liste chiuse dei delegati!! Ma non stavamo parlando di primarie? Quello strumento democratico...
Ma facciamo un confronto con il sistema più collaudato: quello americano. Se avrete la pazienza di andarvi a leggere wikipedia a questo link http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_primarie
noterete una certa somiglianza del sistema diessino...scusate il lapsus... piddiino con quello dei caucus, ma noterete che non si parla assolutamente di liste chiuse, ma semplicemente di elezione diretta dei propri rappresentanbti al congresso e soprattutto non si parla di mozioni a favore di un solo candidato senza possibilità di consultazione all'interno della sezione, un pò come penso invece succederà nella nostra sezione a Santa Elisabetta. I più direbbero che è giusto così, una sezione deve essere compatta, specie nei piccoli paesi come il nostro.
Ma a questo punto il voto d'opinione che fine fà?
In un sistema come quello americano dove si parla di milioni di elettori, contro le nostre poche migliaia e dove ti danno pure la possibilità, da Stato a Stato, di poter addirittura scegliere il sistema una testa un voto, capirete che c'è un margine di variabilità più elevato. Ma in Italia,il 25 ottobre, non era meglio andare a votare direttamente il tuo candidato, a voto segreto, dando piena libertà al voto d'opinione e se proprio si aveva paura degli infiltrati di altri partiti, li si escludevano?
Ci sarebbe stata più credibilità e molta più affluenza!! Sì, perchè difficilmente si sforeranno i 500.000 votanti, dato sconvolgente se si pensa che solo negli ultimi mesi sono arrivate 420.000 tessere. Spero per loro che hanno barato, altrimenti la figuraccia è incredibile!!!
Ma cosa più incredibile, dal congresso potrebbe uscire vincitore il candidato che ha perso le primarie, quindi pensate che anche Marino potrebbe sperare (più che sperare, sognare!!).
Come puoi invogliare un iscritto "libero" ad andare a votare, se prima deve andare in sezione per appoggiare una mozione a favore di un candidato spesso imposto e quando pensa che finalmente può votare il suo preferito, non può farlo direttamente, ma deve scegliere una lista chiusa di delegati che, il 25 sostiene Franceschini e poi molto probabilmente, al congresso dei mille, andrà a eleggere Bersani, perchè tra i mille si accettano solo plebisciti, al massimo accettano un 997 a 3!!
Qualcuno direbbe: "Va bene Democratici, ma siamo pur sempre un partito, ci deve essere una direzione che deve decidere per gli altri, non vorrai mica che uno come Marino che non fa altro che criticarci, possa andare a fare il nostro coordinatore!!!".
Però devo ammettere che una certa forma di partecipazione democratica c'è, lieve, ma c'è! A Nord per esempio può capitare che Marino prenda in certe sezioni il 35% e che si metta dietro qualcuno degli altri due. E al Sud??
Al sud, invece, noi ci teniamo a fare bella figura con il candidato prescelto dai capibastone. Se in una sezione si hanno 300 votanti, possono presentarsi con un disonorevole 200 a 100?!
A vedere i risultati di Caraffa,in Calabria, 36 a 0 a favore di Bersani, è normale che ad un dirigente di sezione venga l'invidia:- Guarda come sono bravi sti Calabresi, sono pure riusciti a far rimanere a casa quelli che volevano votare Franceschini!!- potrebbe pensare.
Di queste stranezze e di tante altre parla Marino nell'articolo che vi posto alla fine. Questo è pazzo!!Ma siamo sicuri che sia dei DS... altro lapsus,pardon... del PD?
Ma sorge spontaneo sapere chi è questo giornale così coraggioso da dargli addirittura una pagina intera di giornale. E' il Fatto Quotidiano, per chi non lo cocoscesse, ci scrive Travaglio. E cosa ancora più strana, esce in Italia!!!
Da pochi giorni e ovviamente nessuno ve lo dice!! E non penso che rischi di violare il contratto Rai!
Così approfitto di questo articolo per farvi conoscere meglio il terzo incomodo candidato alla guida del PD. Non so se servirà a qualcosa, ma democraticamente ve li faremo conoscere tutti e mi è parso doveroso partire da quello meno conosciuto.
(PER INGRANDIRE GLI ARTICOLI BASTA CLICCARLI)


sabato 26 settembre 2009

Anche Noi GD ci saremo. Piazza Navona, 26 settembre, 17:30 ROMA.


26 Settembre – Marcia delle Agende Rosse – Roma

Salvatore Borsellino, Marco Travaglio, Luigi De Magistris, Gioacchino Genchi... seguite la diretta streaming sul sito di Antonio Di Pietro ( sì, proprio lui, non è uno scherzo!!) al seguente link http://www.antoniodipietro.it/

E dove non ci saranno i giornali, ci saremo noi a raccontarvi tutto!!

giovedì 24 settembre 2009

In Edicola il "primo vero giornale libero" dell'era Berlusconi


Dopo mesi di Ante-Fatto, arriva nelle edicole il quotidiano diretto da Antonio Padellaro, che può già contare su 28000 abbonati. Non in tutte, però. Per il lancio, infatti, sono state scelte solo le città maggiori, per tagliare i costi di distribuzione. Avvio ottimistico: prima delle 8 esaurite tutte le copie in molte rivendite milanesi.

1,20 euro per sedici pagine, sei giorni a settimana, Il Fatto Quotidiano si presenta come un caso, raro in Italia nel cartaceo, di editoria pura: la proprietà è dei redattori e di piccoli azionisti e non verranno percepiti i finanziamenti pubblici.

Redazione giovane e di spicco (16 giornalisti in media tra i 30 e i 40 anni, tra cui Luca Telese, Beatrice Borromeo, ma anche Furio Colombo, Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio) per un target che si annuncia giovane: "Il 60% degli abbonati ha scelto la versione pdf del giornale", ha detto Padellaro. Segno che anche i giovani sono interessati alla politica e all'approfondimento

Prima pagina del primo numero dedicata a Gianni Letta, indagato per abuso d'ufficio, turbativa d'asta e truffa aggravata.

C'era da aspettarselo, per un nuovo giornale che si voglia abbia come riferimento l'ex pubblico ministero Antonio Di Pietro e che comprende tra i suoi giornalisti alcuni magistrati. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, come riferisce appunto il giornale diretto da Antonio Padellaro, sarebbe indagato dalla procura di Lagonegro, in provincia di Potenza.

Come era nelle attese quindi, il nuovo quotidiano si contraddistingue subito per una scelta di tipo politico-giudiziario, per una linea di inchiesta che andra' presumibilmente a cercare, anche in futuro, notizie (o presunte tali) legate al mondo dei pubblici ministeri e delle loro attività e relative a questo o a quel politico, nazionale o locale che sia.
''Ci chiedono - scrive Padellaro - quale sarà la vostra linea politica? Rispondiamo: la Costituzione della Repubblica''. Il direttore de Il Fatto sottolinea che ''questa non è retorica ma drammatica realtà. Cosa c'è di più rivoluzionario, in un Paese dove ogni giorno la legge viene adattata ai capricci dell'imperatore e dei suoi cortigiani? E l'art. 21 quando afferma che l'informazione non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure? Vi sembra che il direttore del Tg1 ne tenga conto quando decide che gli italiani non devono sapere nè delle prostitute a casa Berlusconi nè degli insulti di Brunetta?''.
Padellaro chiarisce che Il Fatto sarà ''un giornale d'opposizione. A Berlusconi certo'' ma ''non faremo sconti ai dirigenti del Pd e della multiforme sinistra che in tutti questi anni non è riuscita a costruire uno straccio di alternativa. Troppi litigi, troppe ambiguità''.
tratto da AffariItaliani.it

Per abbonarvi o per scaricare il primo numero de "Il Fatto Quotidiano" cliccate sul sito: http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

mercoledì 23 settembre 2009

C'è chi lo chiama "gossip"...



Sapete il signor Silvio Berlusconi ha ragione...
Basta con queste domande di gossip!
Il Cavaliere vuole sentire domande vere.
Forse si riferiva a quelle domande che la stampa fino ad adesso non ha avuto il coraggio di fargli ( o la voglia, credo in base al prezzo degli stipenti).
Tipo... io gli chiederei... tanto per ricordare quella del comico satirico Luttazzi: "Cavaliere da dove ha preso i soldi?"
O qualche domanda stile Santoro: "Cavaliere cosa ci dice dei suoi rapporti con Cosa Nostra? Cosa ci dice di Vittorio Mangano e delle condanne a Marcello Dell'Utri?"
O magari alla Enzo Biagi: "Cavaliere, che ruolo ha avuto lei e il suo gruppo nello scandalo Tangentopoli? Perchè la sua azienda, la Fininvest, è stata condannata e lei che ne è capo e padrone ne è uscito pulito? come ha fatto?"
"Come mai signor Cavaliere a queste domande non ha mai risposto? Sono forse di gossip?"
Tipo al suo ministro della giustizia Angelino Alfano, non gli chiederei di certo cosa ne pensa di Noemi e delle donne del cavaliere, ma gli direi: "Prima il lodo Alfano... poi le intercettazioni... cosa ha in mente per proteggere ancora di più il culo del suo padrone?"
O magari alla dolce Maria Stella Gelmini chiederei perchè si sta rovinando la faccia per accontentare i capricci del buon Silvio amico dei professori e degli studenti...
Al ministro dell'economia Tremonti chiederei invece se si è accorto della crisi, delle aziende che chiudono, dei lavoratori che perdono il posto di lavoro, del basso salario medio, gli chiederei se si rivede quando parla in tv e si crede lui stesso...
A Maroni chiederei se ha intenzione di farci cacciare dall'Europa...
Al ministro Bossi... va beh... a lui poverino... cosa dovrei chiedere?... "ma lei ha mai creduto che sarebbe riuscito a far carriera politica con tutte le stronzate che dice?"... e la risposta sarebbe "Eh beh! Berlusconi con il suo passato e con tutte le buffonate che fa è presidente del consiglio... faccia un pò i conti"...

Che poi magari uno anche a volergli fare queste domande, queste che lui chiama serie, queste stile "Biagi Santoro e Luttazzi"... beh! credo che dopo l'editto Bulgaro...
signori e signori... ci rivediamo a dittatura finita!



domenica 20 settembre 2009

E sono 100...


La nostra storia... Il nostro cammino... Il nostro sogno...
Abbiamo iniziato proprio così, con la frase di Gaber "la libertà è partecipazione"!
Partecipazione... Questo è stato il nostro impegno, la nostra parola d'ordine.
100 articoli, 100 articoli scritti con tante mani, 100 articoli PARTECIPATI.
Abbiamo cercato di fare e di dare informazione.
Abbiamo dato parola all'interno e fuori del nostro partito, del nostro paese, del nostro piccolo mondo... cercando quell'idea comune.
Ci sono state molte incomprensioni, dispute, chiacchiere, ma infondo è proprio questo il sale della Democrazia... il succo della Libertà... il valore della Partecipazione.
Noi siamo stati liberi, senza padroni ne vincoli.
Abbiamo scritto che la storia siamo noi... che avevamo voglia di lavorare per il nostro paese e che lo avremmo fatto!
Beh! A volte le parole non rimangono solo stupidi segni su un pezzo di carta o su uno spazio virtuale. Quelle parole le abbiamo rese vive: le abbiamo lasciate volare, libere a disegnare le nostre idee.
Abbiamo realizzato... Abbiamo partecipato... Abbiamo fatto partecipare.
E adesso? E' come una ruota che continua a girare su una strada in discesa: sempre più veloce, sempre più ricchi di idee e sempre con più voglia di fare.
Abbiamo realizzato questo blog con la speranza che diventasse uno spazio di discussione, un contenitore di idee, un punto d'incontro.
Oggi spegniamo le nostre prime 100 candeline... anzi, le lasciamo ancora accesse sperando che la loro luce ci illumini di verità.
Noi continueremo così... più candeline... più luce...
Ecco a voi i notri primi 100 PASSI...

giovedì 17 settembre 2009

Io Non Ci Casco

A quasi 10 anni dall'entrata in vigore della legge che ha reso obbligatorio l'uso del casco per tutti i ciclomotoristi e motociclisti di tutte le età, ecco nel nostro paese quanti sono soliti al rispetto di questa legge e quanti invece ne vengono meno.
La nostra Baby Sindaco, Simona Ciulla, nelle vesti di piccola "iena", è andata ad indagare sull'uso comune del casco di noi sabettesi.
Nel video che ha realizzato ha velocizzato un pò le immagini e le ha rese meno chiare, tutto in rispetto della privacy.

Buona Visione.

domenica 13 settembre 2009

Io vivo in una dittatura chiamata Silvio Berlusconi!

Una volta l'italia era il paese della resistenza partigiana per la liberazione dal regime fascista. Era l'italia post fascista, l'Italia del boom econimico, l'Italia del 68'! Una volta l'italia era il "bel paese" così ci chiamavano all'estero dove l'italia era famosa per la pasta, per la pizza, per la musica , per l'arte, per il mare, per le montagne e perchè no anche per le donne! Che bei tempi!
Ma oggi che dicono di noi gli amici europei e americani? Cosa pensano del "bel paese"? La pizza c'è ancora, la pasta, l'arte, il mare, le montagne e le donne! e cosa è cambiato? Qualcosa è cambiato e qualcuno un certo Indro Montanelli l'aveva previsto 15 anni fa! Alcuni lo hanno scoperto ora, molti fanno finta di non accorgersene e tanti, ma davvero tanti, non lo sanno perchè A QUESTE PERSONE è STATO TOLTO IL DIRITTO DI ESSERE INFORMATI! QUESTE PERSONO SONO QUOTIDIANAMENTE OFFESE E PRESE IN GIRO DAI TELEGIORNALI CHE NASCONDONO E CAMUFFANO LA VERITà!

Ma vediamo cosa pensano di noi i principali quotidiani europei:

Berlusconi rischia di mettere l’Italia in competizione con Corea del Nord e Russia nel campo della libertà d’informazione. Si dice il miglior premier degli ultimi 150 anni ma agli occhi di buona parte dell’opinione internazionale può diventare il peggiore Le Monde, 12 settembre.

Verba volant, scripta manent:"Tutti conoscono la mia opinione sull'eguaglianza fra uomo e donna, ma fra governi abbiamo buone relazioni, abbiamo progetti comuni. Sono incontri istituzionali e dunque io rispetto sempre questi incontri e il ruolo che dobbiamo mantenere. Tra governi siamo obbligati a mantenere una politica di prudenza". Queste le parole del Premier Zapatero. Malgrado le necessarie precisazioni del Governo Spagnolo, dovute proprio all'evocato rispetto istituzionale, sottolineare da parte di Zapatero, una sua opinione sull'eguaglianza fra i sessi e l'obbligo a mantenere una politica di prudenza, indica marcare le distanze da berlusconi. La conferenza stampa di ieri in Sardegna ha dunque fatto il giro delle capitali a cominciare da Madrid, dove questa mattina il quotidiano El Pais aveva titolato "Meglio non frequentarlo" un editoriale fortemente critico nei confronti del presidente del Consiglio italiano: «ciò che sta convertendo Berlusconi in un personaggio improprio di un Paese serio e di un governo presentabile, riducendone la capacità di dialogo autorevole con i suoi omologhi non è la sua vita privata, ma la confusione delirante fra il pubblico e il privato con la quale ha organizzato la vita politica italiana». «La conferenza stampa al termine del vertice bilaterale è la migliore dimostrazione di questo deplorevole miscuglio di generi».

Di tutto questo nei telegiornali italiani neanche l'ombra!


"Dal nostro inviato nel Berlusconistan" (Suddeutsche Zeitung).
"L'Italia delle paillettes, della demagogia e del sogno americano" (Le Soir).
"Dove vige un sistema abilmente costruito per rincoglionire le masse e regna il principe delle arti volgari" (L'Express),
"Un Don Co.glioni" (The Wall Street Journal),
"Un premier d'ineguagliabile condotta villana e meschinità culturale che lo rendono l'incarnazione dei peggiori italiani" (Frankfurter Allgemeine Zeitung).
"Benvenuti nell'Italietta che sta per liberarsi del Cavaliere" e "an insider on the way out, uno che se sconfitto aveva promesso di fuggire a Tahiti" (Financial Times).
Emblematica la copertina del The Economist: “BASTA, per l’Italia è tempo di licenziare Berlusconi”(Basta. Time to sack Berlusconi)

Vi propongo un'interessante intervista fatta da Enzo Biagi a Indro Montanelli censurata dalla Rai e considerata come l'inizio dell'editto bulgaro.

venerdì 11 settembre 2009

11 Settembre 2001 . . . La verità Nascosta


Sono passati ben 8 anni da quel terribile e indimenticabile giorno, ma ancora le immaggini delle due torri avvolte da un fumo nero nel cielo chiaro di Manhattan sono impresse e rimarrano per sempre indelebili negli occhi di tutti noi.
2974 morti... 2974 anime.
Sono passati 8 anni ma ancora molte domande sono rimaste senza alcuna risposta.
Perchè tante vittime?
Perchè 4 attentati terroristici nel giro di mezz'ora senza alcuna controrisposta di difesa americana?
Come mai delle torri programmate e costruite per sopportare lo schianto di più aerei sono crollate quasi come se fossero state demolite?
Come possono mancare le immaggini dell'attacco alla zona più videosorvegliata e controllata del mondo qual è il Pentagono?
Perchè dopo anni di ricerca si è riuscito a trovare il luogo dove i terroristi di Al-Qa'ida si addestravano, casualmente il 12 settembre, il giorno dopo delle stragi?
Come mai dei 4 aerei dirottati, due verso il World Trade Center, uno verso il Pentagono e l'altro verso la Casa Bianca, solo quest'ultimo non è arrivato a destinazione?
E' naturale pensare che tutto ciò... il numero elevato di vittime... il cuore economico americano colpito e affondato... il luogo più sicuro della Terra ridotto ad un cumulo di macerie... non fosse solo il pretesto per animare la sete di vendetta di un popolo verso una guerra voluta da chi dal sangue delle bombe trae i propri benefici?
Tutto ciò per me è assolutamente lecito.
Per chi ha ancora dubbi, o per chi ancora non si è documentato in merito consiglio di guardare tutto il video che segue.
E' curato e ricco di risposte ... E' ricco di verità ...
Una verità nascosta dietro un solo numero: 2974... sono le vittime in attesa di un perchè...

mercoledì 9 settembre 2009

Il ricordo di un'amica


All'attenzione del Signor Sindaco di Santa Elisabetta Dott. Emilio Militello:

Partecipo commossa al ricordo di Vittoria Giunti compagna ed amica, una straordinaria donna intellettuale e studiosa il cui impegno politico non sarà dimenticato.

Simona Mafai
Palermo, 04/09/2009

Simona Mafai è stata compagna e partigiana, giornalista femminista scrive per la rivista Mezzocielo (bimestrale di cultura politica e ambiente pensato e realizzato da donne).

lunedì 7 settembre 2009

Primo Festival del giornalismo d'inchiesta di Marsala. Riflessioni sul tema della Libertà di Stampa


Una tre giorni in cui si è parlato, argomentato e discusso di “noi”. Nei giorni 8, 9 e 10 maggio, nella suggestiva area del centro storico di Marsala, si è tenuto il primo Festival del giornalismo d’inchiesta, organizzato dallo stesso comune di Marsala, col patrocinio di varie associazioni impegnate in tale campo, come Communico o Mismaonda.

La compagine organizzativa dell’evento ha permesso la realizzazione di numerosi incontri con giornalisti, scrittori ed operatori video. Inoltre, il numeroso pubblico presente ha avuto la possibilità di poter partecipare a stimolanti conferenze e successivi dibattiti, ad interessanti presentazioni di libri d’inchiesta giornalistica ed a specifiche visioni di film e documentari, che hanno tastato il polso allo stato dell’informazione in Italia. Sono stati giorni di approfondimenti che hanno avuto ad oggetto l’analisi della natura e dell’essenza della professione giornalistica. Fior di professionisti si sono avvicendati sui vari palchi, facendo conoscere le loro opinioni inerenti il “mestiere dell’informare”, concretizzazione reale del diritto-dovere all’informazione e dello speculare diritto ad essere informati, entrambi codificati e resi costituzionalmente rilevanti dall’art. 21 della nostra Carta Fondamentale.

L’evento di apertura del Festival è stata la presentazione di un video registrato proprio per l’occasione da Roberto Saviano, autore dell’encomiabile e coraggioso Gomorra.

Successivamente il comune di Marsala ha conferito la cittadinanza onoraria al questore Giuseppe Gualtieri, il super-poliziotto la cui squadra (la famosa “Catturandi” della polizia di Palermo) ha arrestato il boss Provenzano. Ma molti altri sono stati i nomi di assoluto rilievo che hanno dato il loro particolare contributo alla riuscita del Festival: da Nando dalla Chiesa, che ha presentato il suo recente Album di famiglia, ad Oliviero Beha, dai magistrati Roberto Scarpinato (coautore con Saverio Lodato de Il ritorno del principe) ed Antonio Ingroia all’ex procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti (Toghe rotte e La questione immorale). Dunque, trasversalità e diversità sia dei contenuti discussi, che degli oratori, all’insegna della migliore tradizione giornalistico-investigativa di matrice anglosassone, ormai storica “scuola” per tutti coloro i quali, nel corso degli anni, si siano cimentati con gli strumenti base di una delle professioni sicuramente più affascinanti ma al contempo più bistrattate e criticate.

Dalle parole espresse negli interventi, dalla passione che gli oratori hanno dimostrato di profondere nella loro attività quotidiana e dalla loro, e nostra, “sete” d’informazione, risulta chiaramente che il giornalismo continua ancora oggi ad essere ricerca della verità, dovendo necessariamente trattare la notizia nel modo più libero, serio ed oggettivo possibile. Tale è infatti l’essenza della libertà dell’informazione, ovvero la lontananza e l’assoluta indipendenza degli operatori della notizia dai potentati economici, dalle segreterie di partito o dai vari “oratori” confessionali. La sola “regina” che ogni giornalista deve celebrare è la notizia, fonte d’intereresse, di ricerca ed input dal quale inizia tutto il lavoro, dall’analisi situazionale alla stesura del “pezzo”. Quasi che l’attività giornalistica debba “assorbire” la notizia, considerandola e trattandola come un guanto da rivoltare e sviscerare, per renderla adamantina, certa e palese e per farne conoscere tutte le sfaccettature possibili ed esistenti, con l’obiettivo dichiarato di perseguire una corretta, esatta e neutrale informazione sui fatti, libera da ogni condizionamento ed emancipata da pesi e contrappesi ideologici, che ne potrebbero certamente inficiare la reale sostanza. L’utilità sociale della conoscenza degli avvenimenti, unita alla fondamentale esigenza dell’apprenderne il loro esatto significato, costituiscono l’ossatura attorno alla quale dovrebbe sempre sorgere e crescere una società civile. L’auspicio di sempre, infatti, è che, tramite un’informazione imparziale, si possa creare una collettività nella quale lo sviluppo di una coscienza critica possa dar vita non solo ad un’esistenza individuale libera da ricatti di qualunque genere, ma anche ad una visione della realtà quotidiana costantemente accompagnata da una continua e cosciente analisi inerente tutto ciò che ci circonda, per meglio capire il nostro presente, servendoci necessariamente della lezione che è il nostro passato, al fine di poter “preparare”, nei limiti del possibile, un più opportuno ed appropriato futuro, sempre più nostro e consapevole.


Antonio Fragapane


domenica 6 settembre 2009

Dove è finita l'informazione

di EDMONDO BERSELLI

Esploso in questi mesi come una battaglia di verità, davanti alle contraddizioni e alle bugie del premier, lo scandalo Berlusconi diventa oggi un problema di libertà, come sottolineano tutti i grandi quotidiani europei, evidenziando ancor più il conformismo silente dei giornali italiani. Prima la denuncia giudiziaria delle 10 domande di "Repubblica", un caso unico al mondo: un leader che cita in giudizio le domande che gli vengono rivolte, per farle bloccare e cancellare, visto che non può rispondere. Poi l'intimidazione alla stampa europea, perché non si occupi dello scandalo. Quindi il tentativo di impedire la citazione in Italia degli articoli dei giornali stranieri, in modo che il nostro Paese resti all'oscuro di tutto. Ecco cosa sta avvenendo nei confronti della libertà di informazione nel nostro Paese.
A tutto ciò, si aggiunge lo scandalo permanente, ma ogni giorno più grave, della poltiglia giornalistica che la Rai serve ai suoi telespettatori, per fare il paio con Mediaset, l'azienda televisiva di proprietà del premier. È uno scandalo che tutti conoscono e che troppi accettano come una malattia cronica e inguaribile della nostra democrazia. E invece l'escalation illiberale di questi giorni conferma che la battaglia di libertà si gioca soprattutto qui. La falsificazione dei fatti, la mortificante soppressione delle notizie ridotte a pasticcio incomprensibile, rendono impossibile il formarsi di una pubblica opinione informata e consapevole, dunque autonoma. Anzi, il degrado dei telegiornali fa il paio con il pestaggio mediatico dei giornali berlusconiani. Molto semplicemente, il congresso del pd, invece di contemplare il proprio ombelico, dovrebbe cominciare da viale Mazzini, sollevando questa battaglia di libertà come questione centrale, oggi, della democrazia italiana.
In quest'ultima stagione del berlusconismo abbiamo contemplato l'apice del conflitto d'interessi, l'anomalia più grave (a questo punto la mostruosità) della politica italiana. Si è vista l'occupazione della Rai e specialmente dei vertici dei telegiornali, cioè ruoli pubblici trasformati in postazioni partigiane; e nello stesso tempo la blindatura militare dei media di proprietà diretta o indiretta del capo del governo. Berlusconi voleva un'anestesia della società italiana, in modo da poter comunicare ai cittadini esclusivamente le sue verità, i successi, le vittorie, le sue spettacolari "scese in campo" contro i problemi nazionali. L'immondizia a Napoli, il terremoto in Abruzzo, la continua minimizzazione della recessione. Una e una sola voce doveva essere udita, e gli strumenti a disposizione hanno fatto sì che fosse praticamente l'unica a essere diffusa e ascoltata.
Ma evidentemente tutto questo non bastava. Non bastava una maggioranza parlamentare praticamente inscalfibile. Non bastava al capo del governo neppure il consenso continuamente sbandierato a suon di sondaggi. Nel momento in cui la libertà di informazione ha investito lo stile di vita di Berlusconi, e soprattutto il caotico intreccio di rozzi comportamenti privati in luoghi pubblici o semi-istituzionali, il capo della destra ha deciso che occorreva usare non uno bensì due strumenti: il silenziatore, per confondere e zittire l'opinione pubblica, e il bastone, per impedire l'esercizio di un'informazione libera.
Negli ultimi mesi chiunque non sia particolarmente addentro alla politica ha potuto capire ben poco, in base al "sistema" dei telegiornali allineati, dello scandalo che si stava addensando sul premier. Un'informazione spezzettata, rimontata in modo incomprensibile, privata scientemente delle notizie essenziali, ha occultato gli elementi centrali della vicenda della prostituzione di regime. Allorché alla lunga lo scandalo ha bucato la cortina del silenzio, è scattata la seconda fase, quella dell'intimidazione. L'aggressione contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo, risulta a questo punto esemplare: il giornale di famiglia, riportato rapidamente a una funzione di assalto, fa partire il suo siluro; nello stesso tempo l'informazione televisiva, con una farragine di servizi senza capo né coda, rende sostanzialmente incomprensibile il caso.
Come in una specie di teoria di Clausewitz rivisitata e volgare, il killeraggio giornalistico, cioè una forma di guerra totale, priva di qualsiasi inibizione, si rivela un proseguimento della politica con altri mezzi. In grado anche di fronteggiare le ripercussioni diplomatiche con la segreteria di Stato vaticana e con la Cei. La strategia rischia di essere efficace, peccato che configuri un drammatico problema di sistema. Ossia una ferita gravissima a uno dei fondamenti della democrazia reale (non dell'astratta democrazia liberale descritta dai nostri flebili maestri quotidiani). Purtroppo non si sa nemmeno a quali riserve di democrazia ci si possa appellare. Ci sono ancoraggi, istituzioni, risorse di etica e di libertà a cui fare riferimento? Oppure il peggio è già avvenuto, e i principi essenziali della nostra democrazia sono già stati frantumati?
Basta una scorsa alla più accreditata informazione straniera per rendersi conto del penoso provincialismo con cui questo problema viene trattato qui in Italia, della speciosità delle argomentazioni, del servilismo della destra (un esponente della maggioranza ha dichiarato ai tg che la rinuncia di Berlusconi a partecipare alla Perdonanza, dopo l'attacco del Giornale a Boffo, "disgustoso" per il presidente della Cei Angelo Bagnasco, era un atto "di straordinario valore cristiano"). Oltretutto, risulta insopportabile l'idea che nel nostro futuro, cioè nella nostra politica, nella nostra cultura, nella nostra idea di un paese, ci sia un blocco costituito dall'informazione di potere, un consenso organizzato mediaticamente nella società, e al di fuori di questo perimetro pochi e rischiosi luoghi di dissenso. Questa non è una democrazia. È un regime che non vuole più nemmeno esibire una tolleranza di facciata. Quando tutti se ne renderanno conto sarà sempre troppo tardi.

mercoledì 2 settembre 2009

TURISMO RESPONSABILE A MOSCA


In questi giorni una delegazione di Annaviva (associazione nata per tenere vivo il ricordo di Anna Politkovskaja) si e' recata a Mosca per una sorta di viaggio della memoria. L'iniziativa, organizzata in collaborazione con la rivista "Critica sociale", aveva come obiettivo onorare la memoria della grande giornalista uccisa tre anni fa nella capitale russa. Il 30 agosto 2009, infatti, la Politkovskaja avrebbe compiuto 51 anni, se un assassino (rimasto in libertà, come il mandante di questo terribile omicidio) non avesse, con 5 colpi di pistola, interrotto per sempre la sua coraggiosa attività giornalistica.

Annaviva, il 30 agosto, ha partecipato, insieme alla famiglia di Anna e a un gruppo di colleghi della Novaja Gazeta, a una breve commemorazione al cimitero di Troekurovo, dove la donna e' sepolta.La delegazione italiana ha proseguito il suo "turismo responsabile" nella Mosca di Putin, andando a incontrare i responsabili di Memorial, la principale associazione che si occupa dei diritti umani nella Federazione russa. Nella sede dell'ong abbiamo consegnato ai coraggiosi dirigenti di questa associazione finita più volte nel mirino delle autorità a Mosca e degli assassini (in divisa ma senza nome) a Groznij, una lettera di solidarietà a firma Annaviva e Critica sociale.

Il nostro "tour" e' proseguito alla redazione della Novaja Gazeta, giornale moscovita dell'opposizione che negli ultimi anni ha perso in questa guerra (mai dichiarata) per la libertà di stampa, molti valenti giornalisti: Yuri Shchekhovhikhin, Igor Domnikov, Anna Politkovskaja e la giovane Anastasia Baburova. Al direttore e caporedattore degli Esteri abbiamo consegnato un messaggio di solidarietà anche a nome di "Critica sociale" e dei tanti giornalisti che dall'Italia seguono con affetto l'attività dei colleghi russi che lavorano in questa sorta di trincea.

Nel pomeriggio di oggi, militanti di Annaviva hanno seguito da vicino il "rally delle opposizioni", vietato dalle autorità cittadine. La municipalità di Mosca vieta (con la risibile scusa di un'esibizione di ciclisti) una manifestazione che ha al centro la difesa dell'articolo 31 della Costituzione russa, che dovrebbe garantire il diritto di riunirsi liberamente. Paradossi post-sovietici, anzi staliniani visto che nelle metropolitane moscovite abbiamo "ammirato" slogan del Grande Padre, da poco restaurati. Piazza Triumfalnaja si e' presentata assediata da migliaia di agenti che hanno fronteggiato poche centinaia di pacifici manifestanti. Sono stati sequestrati cartelli che inneggiavano alla libertà e fermati alcuni anziani oppositori. Nel complesso una prova di forza che nasconde la fragilità di un regine che teme ogni più piccola opposizione.

Mentre il presidente Berlusconi va in vacanza a Sochi e Tripoli per siglare accordi sul gas che sembrano minare l'indipendenza della nostra politica estera, Annaviva preferisce questo "turismo responsabile" fatto di incontri con quanti in paesi "non-liberi" come la Russia, si battono per la democrazia e per i diritti umani.Nel nostro piccolo, riteniamo che quest "politica estera" fatta dal basso riabiliti in parte l'immagine di un Paese come l'Italia, un tempo culla e rifugio dei dissidenti e dei diritti umani e ora impegnata a buttare a mare gli immigrati e a tacere sulle violazioni delle libertà nei paesi con i quali ha stabilito rapporti sempre più stretti.

Il nostro turismo responsabile proseguirà nei prossimi mesi. Chi volesse saperne di più ci contatti sul sito http://www.annaviva.com/.

Il direttivo di Annaviva