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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

lunedì 7 settembre 2009

Primo Festival del giornalismo d'inchiesta di Marsala. Riflessioni sul tema della Libertà di Stampa


Una tre giorni in cui si è parlato, argomentato e discusso di “noi”. Nei giorni 8, 9 e 10 maggio, nella suggestiva area del centro storico di Marsala, si è tenuto il primo Festival del giornalismo d’inchiesta, organizzato dallo stesso comune di Marsala, col patrocinio di varie associazioni impegnate in tale campo, come Communico o Mismaonda.

La compagine organizzativa dell’evento ha permesso la realizzazione di numerosi incontri con giornalisti, scrittori ed operatori video. Inoltre, il numeroso pubblico presente ha avuto la possibilità di poter partecipare a stimolanti conferenze e successivi dibattiti, ad interessanti presentazioni di libri d’inchiesta giornalistica ed a specifiche visioni di film e documentari, che hanno tastato il polso allo stato dell’informazione in Italia. Sono stati giorni di approfondimenti che hanno avuto ad oggetto l’analisi della natura e dell’essenza della professione giornalistica. Fior di professionisti si sono avvicendati sui vari palchi, facendo conoscere le loro opinioni inerenti il “mestiere dell’informare”, concretizzazione reale del diritto-dovere all’informazione e dello speculare diritto ad essere informati, entrambi codificati e resi costituzionalmente rilevanti dall’art. 21 della nostra Carta Fondamentale.

L’evento di apertura del Festival è stata la presentazione di un video registrato proprio per l’occasione da Roberto Saviano, autore dell’encomiabile e coraggioso Gomorra.

Successivamente il comune di Marsala ha conferito la cittadinanza onoraria al questore Giuseppe Gualtieri, il super-poliziotto la cui squadra (la famosa “Catturandi” della polizia di Palermo) ha arrestato il boss Provenzano. Ma molti altri sono stati i nomi di assoluto rilievo che hanno dato il loro particolare contributo alla riuscita del Festival: da Nando dalla Chiesa, che ha presentato il suo recente Album di famiglia, ad Oliviero Beha, dai magistrati Roberto Scarpinato (coautore con Saverio Lodato de Il ritorno del principe) ed Antonio Ingroia all’ex procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti (Toghe rotte e La questione immorale). Dunque, trasversalità e diversità sia dei contenuti discussi, che degli oratori, all’insegna della migliore tradizione giornalistico-investigativa di matrice anglosassone, ormai storica “scuola” per tutti coloro i quali, nel corso degli anni, si siano cimentati con gli strumenti base di una delle professioni sicuramente più affascinanti ma al contempo più bistrattate e criticate.

Dalle parole espresse negli interventi, dalla passione che gli oratori hanno dimostrato di profondere nella loro attività quotidiana e dalla loro, e nostra, “sete” d’informazione, risulta chiaramente che il giornalismo continua ancora oggi ad essere ricerca della verità, dovendo necessariamente trattare la notizia nel modo più libero, serio ed oggettivo possibile. Tale è infatti l’essenza della libertà dell’informazione, ovvero la lontananza e l’assoluta indipendenza degli operatori della notizia dai potentati economici, dalle segreterie di partito o dai vari “oratori” confessionali. La sola “regina” che ogni giornalista deve celebrare è la notizia, fonte d’intereresse, di ricerca ed input dal quale inizia tutto il lavoro, dall’analisi situazionale alla stesura del “pezzo”. Quasi che l’attività giornalistica debba “assorbire” la notizia, considerandola e trattandola come un guanto da rivoltare e sviscerare, per renderla adamantina, certa e palese e per farne conoscere tutte le sfaccettature possibili ed esistenti, con l’obiettivo dichiarato di perseguire una corretta, esatta e neutrale informazione sui fatti, libera da ogni condizionamento ed emancipata da pesi e contrappesi ideologici, che ne potrebbero certamente inficiare la reale sostanza. L’utilità sociale della conoscenza degli avvenimenti, unita alla fondamentale esigenza dell’apprenderne il loro esatto significato, costituiscono l’ossatura attorno alla quale dovrebbe sempre sorgere e crescere una società civile. L’auspicio di sempre, infatti, è che, tramite un’informazione imparziale, si possa creare una collettività nella quale lo sviluppo di una coscienza critica possa dar vita non solo ad un’esistenza individuale libera da ricatti di qualunque genere, ma anche ad una visione della realtà quotidiana costantemente accompagnata da una continua e cosciente analisi inerente tutto ciò che ci circonda, per meglio capire il nostro presente, servendoci necessariamente della lezione che è il nostro passato, al fine di poter “preparare”, nei limiti del possibile, un più opportuno ed appropriato futuro, sempre più nostro e consapevole.


Antonio Fragapane


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