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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

lunedì 30 novembre 2009

ADESSO L'EUROPA TEME IL CONTAGIO!


La battaglia del cielo è vinta dalla destra populista e xenofoba. Nel referendum indetto dall'Udc e dall'Udf, gli svizzeri si pronunciano a maggioranza per il divieto di costruzione di nuovi minareti. Uno stop che non riguarda la libertà di culto, incomprimibile nello spazio europeo anche fuori dall'Unione, ma la dimensione simbolica della presenza islamica nel paese.
Con il referendum, tipica modalità della democrazia diretta elvetica, la destra chiedeva una modifica costituzionale che vietasse l'edificazione di nuovi minareti, definiti espressamente "simbolo di imperialismo politico-religioso". Affermazione che rivela come il nodo del contendere, che va oltre i confini della Confederazione e conferma come la forma del conflitto in Europa assuma, sempre più, i tratti del conflitto sui valori, sia ormai la visibilizzazione dell'islam nello spazio pubblico. Visibilizzazione negata, nel tentativo di marcare gerarchicamente il territorio attraverso l'espulsione di dimensioni simboliche, siano esse il minareto o il velo, considerate minacciose per l'identità locale declinata in chiave religiosa o etnica.
Battaglia che la destra xenofoba e nazionalista svizzera e le correnti evangeliche più legate al cosiddetto "sionismo cristiano", movimento diffuso negli Usa che nell'islam vede un ostacolo alla realizzazione messianica della loro apocalittica dottrina, conducono in nome di un identità cristiana iperpolitica, che prescinde dalle posizioni delle leadership delle confessioni maggioritarie. Tanto che mentre i proponenti chiedevano di inserire il divieto in Costituzione, come misura "atta a mantenere la pace fra i membri delle diverse comunità religiose", le altre confessioni osteggiavano apertamente tale indicazione. La stessa Chiesa cattolica giudicava la vittoria del "sì" un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo. Icona di un cristianesimo senza Cristo, quella veicolata dalla destra cristiana xenofoba, in Svizzera come altrove, che tende a impugnare la Croce sottraendola alle Chiese, accusate di non interpretare il vero "sentire del popolo, spesso oscillanti tra il timore per la loro presa in un Continente secolarizzato e religiosamente plurale e l'opposizione alla discriminazione verso gli immigrati".
Un voto, nonostante i troppo ottimistici pronostici contrari, in continuità con alcuni referendum del passato e con gli orientamenti emersi nelle ultime elezioni politiche. Anche se nella circostanza l'oggetto non era tanto, o solo, l'immigrazione proveniente dai paesi islamici, il 5% della popolazione, circa quattrocentomila persone, ma la rigerarchizzazione delle culture e delle religioni per via politica.
Un voto destinato a rilanciare, anche lontano dalle rive del Lemano e più vicino a Chiasso, le polemiche sui luoghi di culto islamici; oltre che l'idea che la libertà religiosa, inscindibile dalla possibilità di edificare luoghi di culto, possa essere oggetto di pronunciamento popolare, magari a livello locale e senza più dover mascherare il quesito dietro a vaghe motivazioni estetiche o urbanistiche. Come se i diritti fondamentali fossero disponibili al giudizio della mutevole maggioranza del tempo.
Un pronunciamento che deve far riflettere anche quanti ritengono l'integrazione dell'islam nelle società europee un corollario del nuovo pluralismo religioso e culturale che le caratterizza. I generici appelli al dialogo e al riconoscimento del pluralismo non bastano più per fronteggiare le derive xenofobe: servono pragmatiche politiche pubbliche capaci di produrre insieme coesione, sicurezza e libertà. Il "si" svizzero obbliga, infine, gli stessi musulmani a pensarsi meno in termini di comunità e più in termini di individui. Trasformazione che presuppone anche il superamento di posizioni e leadership tese a mantenere rigidamente coese le comunità; mentre il progredire dell'interazione con le società europee, vero antidoto alla politica esclusivista invocata da attivi imprenditori politici della xenofobia e favorita dallo stesso riflesso di chiusura di leadership che perseguono l'autoghetizzazione comunitaria per proteggere i musulmani dalla "contaminazione" con l'ambiente "impuro" circostante, implica un'apertura destinata a metterle in secondo piano. Scelta che implica l'accettazione di un islam europeo, lontano dai canoni di tradizioni o neotradizioni che, a torto o a ragione, appaiono agli autoctoni foriere di minacce.

DI RENZO GUOLO


venerdì 27 novembre 2009

4 novembre 2009

Ai nostri Caduti nelle due guerre:

CATALANO STEFANO morto il 10/06/1918 25 anni
CATUARA RAIMONDO morto il 10/10/1916 24 anni
CHIAPPARO FILIPPO morto l'1/11/1916 23 anni
CRAPARO CARMELO morto il 29/10/1918 26 anni
D'ORIENTE STEFANO morto il 25/06/1917 35 anni
DI VINCENZO STEFANO morto il 23/11/1918 31 anni
FRAGAPANE SALVATORE morto il 23/03/1918 19 anni
FRAGAPANE LIBERTINO morto il 30/09/1918 41 anni
FRETTO FRANCESCO morto il 23/05/1917 20 anni
GAGLIO VINCENZO morto il 20/09/1917 32 anni
GRACEFFA GIUSEPPE morto il 16/05/1917 34 anni
GUELI STEFANO morto il 20/10/1917 21 anni
IACONO STEFANO morto il 12/06/1917 29 anni
LATTUCA CARMELO morto il 19/11/1915 30 anni
LATTUCA LIBORIO morto l'8/09/1917 33 anni
MARTORANA CARMELO morto l'8/03/1918 42 anni
MICCICHE' CARMELO morto il 23/10/1915 20 anni
MILIOTO SALVATORE morto il 22/07/1917 32 anni
MILITELLO GIUSEPPE morto l'8/08/1916 22 anni
MONGIOVI' SALVATORE morto il 17/08/1916 24 anni
PANARISI GIOVANNI morto il 9/07/1918 31 anni
PANARISI SALVATORE morto il 28/11/1917 19 anni
PANARISI STEFANO morto il 20/08/1918 34 anni
PRESTI GIROLAMO morto il 30/09/1918 20 anni
SICORELLO SALVATORE morto il 27/09/1918 18 anni
ZAMBITO GIUSEPPE morto il 18/05/1917 37 anni

ATTARDO DOMENICO morto il 14/12/1940 27 anni
BAIO GIUSEPPE morto il 22/09/1941 38 anni
CACHIA GAETANO morto il 31/01/1941 29 anni
CATALANO GIROLAMO morto l'11/11/1940 21 anni
FRAGAPANE CARMELO morto il 31/03/1943 22 anni
FRAGAPANE PIETRO morto il 20/01/1943 21 anni
FRAGAPANE SALVATORE morto il 19/04/1941 24 anni
IACONO VINCENZO morto il 28/02/1943 22 anni
IACONO VINCENZO morto il 31/03/1943 21 anni
MILITELLO SALVATORE morto il 21/11/1944 25 anni
RIZZO GIUSEPPE morto il 7/08/1944 24 anni
SALAMONE CALOGERO morto il 16/12/1942 28 anni
TERRASI GIUSEPPE morto il 16/04/1943 29 anni

FIGLI DELLA LORO VITA
Liberi per il loro cammino

lunedì 23 novembre 2009

Finalmente Pallavolo!!


Ci scusiamo con tutti coloro che martedì si sono recati alla palestra per giocare, ma per problemi che vanno al di sopra di tutto, non abbiamo potuto reperire la chiave.

L'appuntamento è rinviato a Giovedì 26/11/2009, sempre alle 21:00!!
Non preoccupatevi, abbiamo già la chiave!


A grande richiesta, per tutti gli amanti della pallavolo, tutti i martedì alle ore 21:00, riapre la palestra comunale dell'Istituto "Luigi Capuana" sita in Santa Elisabetta!! Se questa estate, come dei "malati" di pallavolite cronica, riuscivamo a giocare in quel di piazza San Carlo, non potete mancare! Data l'enorme affluenza che ci aspettiamo, cercheremo di fissare un altro appuntamento settimanale, in modo da accontentare tutti. Inoltre consigliamo vivamente di iniziare subito ad allenarsi in vista del torneo che inizierà a breve! Non perdete tempo, ci vediamo domani!
Per info: il consigliere Stefano Marsiglia, Francesca Rizzo e Agostino Miccichè saranno ben lieti di rispondere a tutte le vostre domande. Stefano Marsiglia, causa impegni istituzionali, riceve solo per appuntamento!!

domenica 15 novembre 2009

Il lupo non perde né il pelo... né il vizio

“Signor Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelle dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizie”.

Ho letto questa lettera di Roberto Saviano ieri mattina in prima pagina su “la Repubblica”, e con tutta onestà: avevo le lacrime agli occhi. Proprio come mi era capitato leggendo i suoi libri, sentendo il numero di vittime con le quali ogni anno la Camorra riempiva le strade campane, sentendo nomi come Don Peppino Diana, Anna Politkovskaja, Miriam Makeba, e tanti altri personaggi da lui ricordati per la loro voglia di “parlare”.

Proprio così... Parole che segnano la fine di qualcuno o qualcosa...

Lacrime per ricordare.

Ricordare i grandi nomi... le grandi gesta...

Ricordare ciò che è stato... Ricordare una giustizia...

Quando si dice che il cavaliere sta distrugendo la democrazia in Italia, non è semplice satira, non sono semplici parole così per far ridere la gente. E’ la verità... E’ una verità che supera pure la satira.

Se facciamo un breve excursus delle 5 legislature del cavaliere Berlusconi ci accorgiamo come tutto ciò che sia solamente surreale a pensarsi, in realtà assolutamente vivo. Presente e passato:

2001- Legge sul falso in bilancio; legge sulle rogatorie internazionali; e primo Scudo Fiscale.

2002- Legge Cirami (grazie alla quale sono caduti in prescrizione ben 5 dei suoi processi); legge sul conflitto di interessi; e la legge Pecorella (che fino al 2007 non consentirà alle procure di appellarsi a chi è stato assolto in primo grado).

2003- Lodo Schifani (poi bocciato dalla consulta per anticostituzionalità); prima legge sulle intercettazioni; Tremonti bis (con il quale detassa i ricchi per non dare ai poveri), e il decreto “salva Rete 4”.

2004- Riforma Gasparri sulle telecomunicazioni, segreto di stato col decreto “Certosa”; e sanatoria sui reati ambientali e sulle coste.

2005- Ex Cirielli (con la quale cadono in prescrizione ben 35 mila processi, guardacaso 5 suoi. Legge tanto vergnosa che il deputato stesso, Eduardo Cirielli, che la firmò se ne pentì, ma ormai tardi, fu nominata, appunto, “Ex Cirielli”).

2008- Norma blocca processi, seconda legge sulle intercettazioni, e Lodo Alfano (nuovamente bocciato dalla consulta per anticostituzionalità.

2009- Secondo Scudo Fiscale; Riforma della giustizia “salva premier” (visto che il Lodo che congelava i processi del cavaliere è stato bocciato, allora quei processi è meglio eliminarli una volta per tutte e non se ne parli più).

Signori e Signori... benvenuti per l’ennesima volta nella Repubblica delle banane...


Vedete il video per tutto quello che c'è da sapere sulla legge "porcata". Tutti i processi che salterebbero.


martedì 10 novembre 2009

Prosciughiamo l'Atlantico


Ho fatto un calcolo: sono circa 9.129 i chilometri che dividono Palazzo Chigi dalla Casa Bianca.
Roma - Washington.
Berlusconi - Obama.
9.129 chilometri.


Analizziamo bene la distanza:
ITALY - Sono giorni di fuoco per la politica italiana e per la sua maggioranza. Il premier corre contro i suoi processi, contro le toghe rosse, contro i giudici che lo vogliono inchiodare.
U.S.A. - Sono giorni di fuoco anche per la politica americana e per i democratici. Il presidente americano ha messo le mani sulla tanto attesa riforma sanitaria.

In Italia il premier ha le idee chiare: prescrizione breve e norma del 5% dei processi tributari, per salvare se stesso dai suoi processi e salvare la sua Mondadori dal contenzioso di tasse non pagate nel ‘91, pari a 400 miliardi delle vecchie lire.
In America, invece Obama, dopo lunghi decenni di guerra epocale sul sistema sanitario, del quale nessun suo precedente è riuscito a costruire degne riforme, ha ottenuto il primo consenso della camera, che estenderà la copertura dell’assistenza sanitaria ad altri 36 milioni di cittadini, per arrivare entro il 2020 a coprire il 96% della popolazione americana, e migliorando anche le tutele dei lavoratori e i rapporti con le polizze assicurative.

Ma che ti trovi in Italia o in America, le strade sono sempre ardue e tortuose. C’è sempre qualcuno che deve rompere i maroni e mettere il bastone tra le ruote.
ROMA - Il premier italiano sta perdendo un pò i conti. Da giorni organizza riunioni e incontri con le varie parti della maggioranza. Bossi vuole la Lombardia per le prossime regionali, oltre che al Veneto e al Piemonte. I vecchi An non stanno al gioco dei leghisti che vogliono dominare tutto il nord-italia. Fini adesso fa l’eroe in tv e sui giornali dicendo di non voler approvare nessuna legge “salva premier”, perchè danneggerebbe la giustizia e non garantirebbe la sicurezza dei processi a tutti i normali cittadini.
WASHINGTON - Il presidente americano, invece i conti li deve fare bene. La riforma sanitaria adesso dovrà passare al senato. Alla camera sono stati 220 i voti a favore contro i 200 contrari. A ostacolarlo sono infatti i repubblicani e i democratici moderati, che vedono nello spirito ugualitario e sociale che spinge la nuova riforma un provvedimento troppo “socialista”. E sappiamo bene che la parola “socialista” nella cultura americana, nella scala dei nemici, sta dietro solo al terrorismo.

Ma i nostri eroi non si danno certo per vinti.
SILVIO - Berlusconi dal canto suo la sa lunga. Il furbacchione non si smentisce mai. Riabbraccia Casini, minaccia attraverso Feltri di cacciare dal Pdl Fini e chi si oppone alla prescrizione breve, e adesso mescola tutte le carte: riforma giudiziaria e prossime elezioni regionali tutte su un unico tavolo di trattativa. “Do ut des”.
BARACK - Obama è fiducioso, invece, che tutto andrà bene pure al senato. In quanto a furbizia non è da meno: introduce nella riforma sanitaria pure la restrizione ai finanziamenti pubblici per le interruzioni delle gravidanze e si conquista qualche voto dei repubblicani.

La morale?
La stampa italiana fra un paio di mesi darà la notizia della prescrizione del processo Mills e la riduzione dei danni alla Mondadori che metteranno la definitiva parola FINE alla lunga lista dei processi contro il cavaliere senza nessuna condanna e senza nessuna sentenza.
La stampa di tutto il mondo fra un paio di giorni darà la notizia dell’approvazione del senato americano alla riforma sanitaria di Obama, che porterà il presidente americano ad essere ricordato alla storia non più come il primo presidente di colore americano, ma come il primo presidente a riuscire dove tutti gli altri democratici hanno fallito, il primo a fare approvare una riforma “socialista” al parlamento americano.

9.129 chilomentri. Quanto mare!


lunedì 9 novembre 2009

Chi non muore si rivede

Angelo Nazareno Parello (non mi ricordo se era con una Z o due... va bè... mi perdoni il dottor Parello in caso di errore) ci segnala un articolo uscito con l'espresso il 29 ottobre, molto interessante.
Ve lo riporto sotto:

“Rinnovamento, ricambio generazionale, nuova classe dirigente.”
Da tempo non si parla d’altro nel PD: ma, spulciando tra le liste dei candidati all’assemblea nazionale che saranno eletti il 25/10/09 insieme al segretario, saltano fuori parecchi nomi noti.
Sulla scena da anni, qualcuno da decenni. Dinosauri della politica, come il presidente della Campania Antonio Bassolino, primo in una lista per Bersani al collegio 5 di Napoli. Già ministro, deputato, due volte sindaco, due a capo della regione, è stato travolto dallo scandalo dei rifiuti eppure è sempre li. Inamovibile da 16 anni: ma Bersani garantisce “con lui ho parlato di rinnovamento”. Ah beh, allora.

In lista a Pozzuoli anche la moglie del governatore, la senatrice Annamaria Carloni, che già nel 1980 era consigliere comunale a Bologna.

Sempre a Napoli è lanciata "con Bersani verso il futuro" il sindaco Rosa Russo Iervolino. Un’altra neofita: la prima volta in parlamento è stata poco dopo il rapimento Moro, nel 1979.

Era contrario al PD, poi dopo ci ha ripensato ed eccolo in lista Gavino Angius: sei legislature in tutto, equamente divise tra camera e senato.

E se in qualche collegio i dinosauri si sono ritirati, non si sono certo estinti: voilà al loro posto ecco i figlioli, vedi Piero De Luca, capolista a Salerno dove papà Vincenzo è sindaco, o il consigliere comunale a Napoli Emilio Montemarano, rampollo di Angelo, noto ex assessore alla sanità della Campania.

In Calabria è capolista al collegio 1 il governatore della regione Agazio Loiero: il sostegno a Bersani è l’ultima di una lunga serie di scelte: ex Dc,ex Ppi, ex Cdu, ex Udeur, ex Margherita.

L’altro capolista per Bersani è il determinato di ferro Nicola Latorre, il senatore già sottosegretario ne primo governo Prodi, di recente balzato agli onori delle cronache per il pizzino allungato al Pdl Italo Bocchino, di fronte alle telecamere de La7, perché potesse replicare a IDV, che però sarebbe un alleato del PD.

A Bari sta con l’ex ministro il grande vecchio del partito, l’84enne Alfredo Reichlin; a Latina l’ex presidente della camera Luciano Violante,deputato già 30 anni fa e ancora fino al 2008.

In Sardegna spuntano i nomi di alcuni “castosauri” dinosauri della casta, come da velenosa definizione giornalistica: sono con Bersani il senatore Antonello Cabras, già presidente della regione, e l’ex assessore alla sanità oggi deputato; Paolo Fadda, tra i nemici di Soru nell’isola.

Ma anche Dario Franceschini, a fronte dell’icona giovanilista Debora Serracchiani, schiera parecchi nomi che evocano il ‘900. Per esempio a Palermo, dove capolista e l’ex sindacalista Sergio D’Antoni, già creatore di Democrazia Europea e poi vice segretario dell’UDC. O il capolista in provincia di Catania:Enzo Bianco, sindaco della città alla fine degli anni 80 e ministro nel 99.

A Cosenza a capitanare i Democratici con Franceschini è Mario Pirillo: assessore la prima volta nel 1972, eletto consigliere regionale la bellezza di 4 volte, ora Europarlamentare.

A Pescara è capolista l’ex presidente del senato Franco Marini: in 76 anni è stato sindacalista, segretario del Ppi,parlamentare in Italia e in Europa.

A Roma centro, capolista il deputato quasi 80enne Furio Colombo: numerose le cariche in 50anni di onorata carriera, dalla direzione dell’unità al parlamento.

Un altro testimone della prima repubblica, l’ex portavoce di Forlani ed ex capo ufficio stampa della Dc, Enzo Carra, guida i democratici con Franceschini, mentre nel viterbese è capolista l’ex ministro Giuseppe Fioroni, democristiano di lungo corso, stabilmente alla camera dei deputati dal 1996.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra: in fondo, anche la mozione del rinnovamento, quella di Ignazio Marino, ha il suo “dinosauro” in provincia di Firenze è capolista Goffredo Bettini, deputato per la prima volta nel 1992, figura potente e riconosciuta della politica romana: fin dagli anni ‘70 era nella direzione nazionale della Fgci. Segretario era Massimo D’Alema .......! sbommmmmmmmmmmmmm

È bello vedere come la vecchia classe politica da finalmente spazio alle “giovani leve”

Il futuro siamo noi,anzi voi, anzi loro …… bò! forse son confuso.

“Il futuro è il passato”

giovedì 5 novembre 2009

Padre perdona loro perchè non sanno quello che dicono


Feltri: “I giudici delle UE bevono troppo, bisogna chiamare gli infermieri e chiudere il manicomio di Strasburgo, visto che anziché occuparsi sul serio di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia, combattono il crocifisso.” Un giornalista oggi su “il Fatto” consigliava invece ai giudici della corte di Strasburgo di iniziare ad occuparsi degli asini con le orecchie lunghe, visto che ci sono uomini di una certa età, che sono pure direttori di giornali che non sanno che la Corte dei Diritti umani non ha nulla a che fare con l’Unione Europea.

Il ministro La Russa tuona su Rai Uno, ospite di Sposini: “Il crocifisso resterà in tutte le aule di scuola. Possono morire, loro e quei finti organismi internazionali.”
Belle parole, filologicamente degne di un ministro di Berlusconi.

Tutti sul piede di guerra. Un tema a lungo discusso, su cui Tar e giudici nazionali, a volte hanno preferito non esprimersi, e quando lo hanno fatto, hanno agito troppo in fretta e senza alcuna base giuridica.
Non vi è nessuna legge infatti che stabilisce che il crocifisso debba rimanere affisso nelle aule di scuola.
L’unico decreto a riguardo risale ai tempi di Mussolini, giudicato addirittura dalla corte come semplice dispositivo senza alcuna forza di legge, che fornisce indicazioni dell’affissione della croce come semplice arredo.

Non importa se l’articolo 7 della costituizione rivendica chiaramente la laicità dello Stato Italiano.
Il crocifisso è visto come un logo di ideali puri.

Vi voglio riportare un pezzo dell’articolo di Travaglio, in prima pagina oggi su “il Fatto” :
“Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi se fosse per quelle, lo leverei anch’io. [...]
Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. E’, da duemila anni, uno scandalo sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione.
L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e di speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità e gratuità.
Gratuità: la parola più scandalosa di questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu l’ideologia più pagana della storia, il nazismo, a scatenare la guerra ai crocifissi. E’ significativo che oggi nessun politico nè la Chiesa riescono a trovare le parole giuste per raccontarlo.”

Queste sono le parole a difesa del crocifisso che ho ritenuto più meritevoli.
Travaglio vede al di là della visione cattolica, e pone dunque questo simbolo come immagine di libertà, umanità, sofferenza e speranza.
Ma il crocifisso appeso nelle scuole non è solo questo: non rappresenta solo il più grande uomo della storia del mondo. Il primo rivoluzionario. Ma è imposto come simbolo di fede, come segno di un’unica religione.
Fede quella cattolica che non può avere questa autorità in uno stato laico.
Accompagniamo la croce con le foto di Falcone, Borsellino, Impastato, e magari pure El Che... “par condicio” direi...
Ok, va bene, è una idiozia... ma è lo stesso che penserei io nel vedere in un luogo, come la scuola, fonte di cultura di ogni tempo e terra, un solo simbolo di Ideale.
La mia libertà finisce dove inizia la tua. Che libertà è se ci vengono imposti pure gli ideali?
Parola di Tres... Andate in pace!