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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

venerdì 27 novembre 2009

4 novembre 2009

Ai nostri Caduti nelle due guerre:

CATALANO STEFANO morto il 10/06/1918 25 anni
CATUARA RAIMONDO morto il 10/10/1916 24 anni
CHIAPPARO FILIPPO morto l'1/11/1916 23 anni
CRAPARO CARMELO morto il 29/10/1918 26 anni
D'ORIENTE STEFANO morto il 25/06/1917 35 anni
DI VINCENZO STEFANO morto il 23/11/1918 31 anni
FRAGAPANE SALVATORE morto il 23/03/1918 19 anni
FRAGAPANE LIBERTINO morto il 30/09/1918 41 anni
FRETTO FRANCESCO morto il 23/05/1917 20 anni
GAGLIO VINCENZO morto il 20/09/1917 32 anni
GRACEFFA GIUSEPPE morto il 16/05/1917 34 anni
GUELI STEFANO morto il 20/10/1917 21 anni
IACONO STEFANO morto il 12/06/1917 29 anni
LATTUCA CARMELO morto il 19/11/1915 30 anni
LATTUCA LIBORIO morto l'8/09/1917 33 anni
MARTORANA CARMELO morto l'8/03/1918 42 anni
MICCICHE' CARMELO morto il 23/10/1915 20 anni
MILIOTO SALVATORE morto il 22/07/1917 32 anni
MILITELLO GIUSEPPE morto l'8/08/1916 22 anni
MONGIOVI' SALVATORE morto il 17/08/1916 24 anni
PANARISI GIOVANNI morto il 9/07/1918 31 anni
PANARISI SALVATORE morto il 28/11/1917 19 anni
PANARISI STEFANO morto il 20/08/1918 34 anni
PRESTI GIROLAMO morto il 30/09/1918 20 anni
SICORELLO SALVATORE morto il 27/09/1918 18 anni
ZAMBITO GIUSEPPE morto il 18/05/1917 37 anni

ATTARDO DOMENICO morto il 14/12/1940 27 anni
BAIO GIUSEPPE morto il 22/09/1941 38 anni
CACHIA GAETANO morto il 31/01/1941 29 anni
CATALANO GIROLAMO morto l'11/11/1940 21 anni
FRAGAPANE CARMELO morto il 31/03/1943 22 anni
FRAGAPANE PIETRO morto il 20/01/1943 21 anni
FRAGAPANE SALVATORE morto il 19/04/1941 24 anni
IACONO VINCENZO morto il 28/02/1943 22 anni
IACONO VINCENZO morto il 31/03/1943 21 anni
MILITELLO SALVATORE morto il 21/11/1944 25 anni
RIZZO GIUSEPPE morto il 7/08/1944 24 anni
SALAMONE CALOGERO morto il 16/12/1942 28 anni
TERRASI GIUSEPPE morto il 16/04/1943 29 anni

FIGLI DELLA LORO VITA
Liberi per il loro cammino

4 commenti:

Marcella ha detto...

un sipatico montaggio! ki era presente potrebbe fornire gentilmente i nomi delle personalita, dei bambini e del coro?
grazie
un baciox

Marcella ha detto...

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti, il 24 maggio;
l’Esercito marciava per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti;
tacere bisognava e andare avanti!
S’udiva, intanto, dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde;
era un presagio dolce e lusinghiero,
Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!”

Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciar il tetto,
poiché il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S’udiva, allor, dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio dell’onde:
come un singhiozzo in quell' autunno nero,
il Piave mormorò: “ritorna lo straniero!”

E ritornò il nemico! per l’orgoglio e per la fame:
volea sfogar tutte le sue brame...
vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiar come allora...
”No!”, disse il Piave: “No!”, dissero i Fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti.
Si vide allora il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti, combattevano le onde...
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: “Indietro, va, straniero!”

Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento
e la Vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
infranse, al fin l’italico valore
le forche e l’armi dell’impiccatore!
Sicure l’Alpi... Libere le sponde...
e tacque il Piave: si placaron le onde...
sul Patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

Marcella ha detto...

TRATTO DA WIKIPEDIA:

La leggenda del Piave, meglio conosciuta come la canzone del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai diritti d'autore sulla canzone. Nel novembre del 1941 donò anche le prime cento medaglie d'oro ricevute, come riconoscimento per la canzone, dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti, e da privati cittadini, come oro alla Patria insieme con le fedi sua e della mogli;

I fatti storici che ispirarono l'autore risalgono al giugno del 1918 quando l'Austria-Ungheria decise di sferrare un grande attacco sul fronte del Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto. La Landwehr (l'esercito imperiale austriaco) si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Monte Montello, ma fu costetta ad arrestarsi a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d'Italia che costrinsero gli Austro-ungarici a ripiegare.

Tra il 2 e il 6 luglio del 1918, la 3a Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il Piave nuovo. Durante lo svolgersi della battaglia, denominata battaglia del Solstizio, perirono 84.600 militari italiani (di cui quasi la metà del sud) e 149.000 militari austro-ungarici.

In occasione dell'offensiva finale italiana (Battaglia di Vittorio Veneto), avvenuta nell'ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri tra l'Austria-Ungheria e l'Italia. Ormai l'imperial-regio esercito si era già disgregato e gli Italiani poterono tranquillamente sfondare le linee nemiche.

a leggenda del Piave fu composta nel giugno 1918 subito dopo la battaglia del solstizio, e ben presto venne fatta conoscere ai soldati dal cantante Enrico Demma. L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui stesso: «La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!». Venne poi pubblicata da Giovanni Gaeta con lo pseudonimo di E. A. Mario solo alla fine del 1918, a guerra ormai ultimata.

Marcella ha detto...

Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica con la funzione di incitare alla battaglia, hanno l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere Giovanni Gaeta nell'ambiente del cabaret; sue sono anche Vipera, Le rose rosse, Santa Lucia luntana, Profumi e balocchi. La funzione che ebbe La leggenda del Piave nel primo dopoguerra fu quello di idealizzare la Grande Guerra; farne dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l'avevano caratterizzata.

Le quattro strofe hanno quattro specifici argomenti:

1. La marcia dei soldati verso il fronte (presentata nella canzone come una marcia a difesa delle frontiere italiane; tecnicamente però fu l'Italia ad aggredire l'impero asburgico)
2. La ritirata di Caporetto
3. La difesa del fronte sulle sponde del Piave
4. L'attacco finale e la conseguente vittoria

All'epoca della prima stesura di questo brano, si pensava che la responsabilità per la disfatta di Caporetto fosse da attribuire al tradimento di un reparto dell'esercito.[8]

Per questo motivo, al posto del verso "Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento" vi era la frase "Ma in una notte triste si parlò di tradimento".
In seguito fu appurato che il reparto ritenuto responsabile era invece stato sterminato da un attacco con gas letali; si pensò così di eliminare dalla canzone il riferimento all'ipotizzato tradimento[9].

La melodia è tuttora orchestrata da bande musicali istituzionali e non, specialmente in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica.

Questi versi, densi di amor patrio, e la sua solenne, seppur a tratti mistificatoria, rievocazione storica, fecero sì che da più parti si levasse la richiesta di adottarlo come inno nazionale, cosa che avvenne solo dal 1943 al 1946,[10] quando La Canzone del Piave divenne l'inno nazionale della Repubblica Italiana. Com'è noto, la melodia fu poi sostituita da Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli.