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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

lunedì 30 novembre 2009

ADESSO L'EUROPA TEME IL CONTAGIO!


La battaglia del cielo è vinta dalla destra populista e xenofoba. Nel referendum indetto dall'Udc e dall'Udf, gli svizzeri si pronunciano a maggioranza per il divieto di costruzione di nuovi minareti. Uno stop che non riguarda la libertà di culto, incomprimibile nello spazio europeo anche fuori dall'Unione, ma la dimensione simbolica della presenza islamica nel paese.
Con il referendum, tipica modalità della democrazia diretta elvetica, la destra chiedeva una modifica costituzionale che vietasse l'edificazione di nuovi minareti, definiti espressamente "simbolo di imperialismo politico-religioso". Affermazione che rivela come il nodo del contendere, che va oltre i confini della Confederazione e conferma come la forma del conflitto in Europa assuma, sempre più, i tratti del conflitto sui valori, sia ormai la visibilizzazione dell'islam nello spazio pubblico. Visibilizzazione negata, nel tentativo di marcare gerarchicamente il territorio attraverso l'espulsione di dimensioni simboliche, siano esse il minareto o il velo, considerate minacciose per l'identità locale declinata in chiave religiosa o etnica.
Battaglia che la destra xenofoba e nazionalista svizzera e le correnti evangeliche più legate al cosiddetto "sionismo cristiano", movimento diffuso negli Usa che nell'islam vede un ostacolo alla realizzazione messianica della loro apocalittica dottrina, conducono in nome di un identità cristiana iperpolitica, che prescinde dalle posizioni delle leadership delle confessioni maggioritarie. Tanto che mentre i proponenti chiedevano di inserire il divieto in Costituzione, come misura "atta a mantenere la pace fra i membri delle diverse comunità religiose", le altre confessioni osteggiavano apertamente tale indicazione. La stessa Chiesa cattolica giudicava la vittoria del "sì" un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo. Icona di un cristianesimo senza Cristo, quella veicolata dalla destra cristiana xenofoba, in Svizzera come altrove, che tende a impugnare la Croce sottraendola alle Chiese, accusate di non interpretare il vero "sentire del popolo, spesso oscillanti tra il timore per la loro presa in un Continente secolarizzato e religiosamente plurale e l'opposizione alla discriminazione verso gli immigrati".
Un voto, nonostante i troppo ottimistici pronostici contrari, in continuità con alcuni referendum del passato e con gli orientamenti emersi nelle ultime elezioni politiche. Anche se nella circostanza l'oggetto non era tanto, o solo, l'immigrazione proveniente dai paesi islamici, il 5% della popolazione, circa quattrocentomila persone, ma la rigerarchizzazione delle culture e delle religioni per via politica.
Un voto destinato a rilanciare, anche lontano dalle rive del Lemano e più vicino a Chiasso, le polemiche sui luoghi di culto islamici; oltre che l'idea che la libertà religiosa, inscindibile dalla possibilità di edificare luoghi di culto, possa essere oggetto di pronunciamento popolare, magari a livello locale e senza più dover mascherare il quesito dietro a vaghe motivazioni estetiche o urbanistiche. Come se i diritti fondamentali fossero disponibili al giudizio della mutevole maggioranza del tempo.
Un pronunciamento che deve far riflettere anche quanti ritengono l'integrazione dell'islam nelle società europee un corollario del nuovo pluralismo religioso e culturale che le caratterizza. I generici appelli al dialogo e al riconoscimento del pluralismo non bastano più per fronteggiare le derive xenofobe: servono pragmatiche politiche pubbliche capaci di produrre insieme coesione, sicurezza e libertà. Il "si" svizzero obbliga, infine, gli stessi musulmani a pensarsi meno in termini di comunità e più in termini di individui. Trasformazione che presuppone anche il superamento di posizioni e leadership tese a mantenere rigidamente coese le comunità; mentre il progredire dell'interazione con le società europee, vero antidoto alla politica esclusivista invocata da attivi imprenditori politici della xenofobia e favorita dallo stesso riflesso di chiusura di leadership che perseguono l'autoghetizzazione comunitaria per proteggere i musulmani dalla "contaminazione" con l'ambiente "impuro" circostante, implica un'apertura destinata a metterle in secondo piano. Scelta che implica l'accettazione di un islam europeo, lontano dai canoni di tradizioni o neotradizioni che, a torto o a ragione, appaiono agli autoctoni foriere di minacce.

DI RENZO GUOLO


1 commento:

Anonimo ha detto...

Bando da 60 mln per le energie rinnovabili negli enti locali
Un bando da 60 milioni di euro per finanziare progetti nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili. Il bando è rivolto alla Regione siciliana e sue agenzie, enti locali anche consorziati, aziende sanitarie e ospedaliere ed altri enti pubblici . Per presentare i punti fondamentali del bando – a valere sulle misure dell’asse 2 del P.O.-FERS 2007-2013 – l’assessore regionale all’Industria, Marco Venturi, ha indetto una conferenza stampa che si terrà giovedì 3 dicembre alle ore 11 presso i locali dell’assessorato all’Industria (via Ugo La Malfa n°87/89, Palermo). Sarà presente anche il dirigente generale del dipartimento Energia, Nicola Vernuccio.