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martedì 30 marzo 2010
shhhh!! non si parla di politica... potreste svegliare il popolo che dorme!
domenica 28 marzo 2010
Appuntamenti Marzo/Aprile
ore 19.00 - Sede Pd
Riunione Giovani Democratici.
in vista delle prossime elezioni interne per la nomina del direttivo e del segretario del Partito Democratico di Santa Elisabetta, discuteremo sui possibili nomi, programmi o conferme da sostenere di comune accordo.
ore 20.30 - Sede Pd
Incontro con i Giovani Udc.
per l'organizzazione e la programmazione dei prossimi eventi:
"Seconda Assemblea Cittadina", che si terrà Martedì 6 presso i locali del Centro Diurno, in cui l'amministrazione sarà invitata a rispondere alle domande dei cittadini;
"Festa del Primo Maggio a Guastaneddra";
"Seconda Giornata Ecologica".
Sabato 3 Aprile
ore 17.00 - Aula Consiliare
Incontro con l'Amministrazione, il Comitato e i capi gruppi del Carnevale Estivo 2010.
per l'organizzazione dell'evento e del Comitato che lo gestirà.
venerdì 26 marzo 2010
Noi Giuriamo Solennemente Di Farla Sempre Fuori Dal Vaso
Trovate tutta la puntata divisa in parti su YouTube o sul sito di Repubblica.it
Buona Visione
BANDO-AVVISO BORSE LAVORO
con l’obiettivo di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti in situazioni di bisogno attraverso la realizzazione di percorsi individualizzati di orientamento e di accompagnamento alla formazione ed al lavoro, finalizzati al raggiungimento di specifiche competenze spendibili nel campo lavorativo
Destinatari
N 8 così suddivisi:
n. 4 , quota del 50% ad adulti inoccupati/disoccupati a rischio di esclusione sociale;
n. 4 , quota del 50% ad ex tossicodipendenti, immigrati, detenuti ed ex detenuti anche in esecuzione penale, famiglie di detenuti, e soggetti sottoposti a misure di prevenzione e di sicurezza e/o provvedimento dell’autorità di giustizia minorile.
La ripartizione di cui sopra è subordinata alle richieste pervenute. Pertanto, le borse non utilizzate per una tipologia di disagio, verranno destinate ad altra tipologia.
Durata e compenso
La borsa ha la durata di mesi sei ed un compenso mensile di €. 450,00.
L’impegno orario è di 25 ore settimanali distribuite su cinque giornate lavorative.
La Borsa lavoro non dà luogo ad alcun vincolo di assunzione in quanto non si configura, in alcun modo, quale rapporto di lavoro o di subordinazione, né rappresenta una forma di integrazione al reddito, trattandosi di mera prestazione professionale.
Presentazione e valutazione delle istanze
Le istanze, devono essere presentate ai servizi sociali del Comune, su apposito modulo, entro e non oltre il termine perentorio
dal 10/03/2010 al 16/04/2010
Alla domanda devono essere allegati
Fotocopia documento di identità e C.F.
Certificato di disponibilità al lavoro
Certificato medico
Curriculum
Ogni altra documentazione ritenuta valida per la valutazione del punteggio
Coloro che si collocheranno in graduatoria in posizione utile per essere avviati alla borsa-lavoro, dovranno far pervenire nei tempi assegnati, pena l’esclusione, la sottoelencata documentazione:
Attestazione ISEE riferita all’anno 2009
Certificato di disoccupazione storico
Situazione di famiglia
Certificato di residenza
Le istanze verranno valutate dai servizi sociali e trasmesse ad una Equipe multi professionale integrata, che curerà l’avvio degli aventi diritto ai percorsi di inserimento lavorativo, predisponendo un progetto individualizzato.
Il borsista che, attraverso le borse-lavoro, avrà acquisito delle specifiche competenze potrà usufruire del microcredito per l’avvio di una attività autonoma.
Graduatoria
Qualora le richieste sono superiori al numero delle borse, sarà stilata apposita graduatoria a cura del servizio sociale del Comune di appartenenza e dell’Equipe multi funzionale, assegnando un punteggio secondo gli indicatori contenuti nella griglia di valutazione “allegato A”, inserito nelle linee guida, approvate dal Comitato dei sindaci del Distretto.
Coloro che si collocheranno in graduatoria in una posizione utile, in relazione alla disponibilità finanziaria, saranno avviati alle borse lavoro.
In caso di rinunzia e/o impedimento all’inserimento lavorativo di uno o più soggetti aventi diritto, si procederà allo scorrimento della graduatoria.
Per le istanze ritenute inammissibili, verrà stilato un elenco nel quale sarà indicata la motivazione del rigetto e/o dell’esito negativo dell’istanza.
Avvio
L’ufficio servizi sociali provvederà a convocare i beneficiari per i colloqui di inserimento lavorativo, nonché a comunicare ai borsisti la data di avvio delle borse lavoro.
Coloro che non si presenteranno alla convocazione, senza validi giustificati motivi involontari, saranno considerati rinunciatari alla borsa-formazione lavoro. in tal caso si procederà allo scorrimento della graduatoria.
Luogo di esecuzione
Le borse lavoro si svolgeranno presso le imprese che accetteranno di sottoscrivere progetti di inserimento lavorativo.
Incompatibilità
I beneficiari non potranno essere inseriti presso aziende, nel caso in cui sussistano vincoli di parentela e/o affinità fino al 4° grado con il titolare.
Obblighi e limiti
Il borsista ha l’obbligo di osservare un comportamento corretto e di rispettare le disposizioni organizzative ed operative concordate con la struttura ospitante.
Non è consentito a ciascun beneficiario di accedere nel medesimo periodo a più di una borsa lavoro.
Sospensione, interruzione e revoca
In presenza di gravi motivi supportati da adeguata documentazione sono previste sospensioni e interruzioni della borsa lavoro prima della scadenza del termine.
In caso di gravidanza la borsa di formazione è sospesa d’Ufficio, per il periodo previsto dalla normativa vigente in materia di maternità e potrà riprendere al rientro della beneficiaria fino al compimento del periodo previsto all’inizio.
L’incentivo mensile rimane invariato in caso di assenze pari ad un massimo di 2 giorni in un mese. Qualora le assenze si prolunghino, senza che venga prodotta una adeguata ed idonea giustificazione, verrà operata una decurtazione proporzionale del compenso mensile.
Attestazione
Alla fine del percorso lavorativo verrà rilasciata a ciascun borsista una attestazione sulle professionalità acquisite, che sarà utile ai fini dell’inserimento lavorativo. Il beneficiario della borsa lavoro, per fruire dell’attestazione di servizio, dovrà avere svolto l’attività lavorativa nel rispetto del monte ore previsto.
Il presente bando e la relativa istanza possono essere scaricati collegandosi direttamente al sito del Comune www.comune.santaelisabetta.ag.it oppure a quello del Comune di Agrigento Capofila: www.comune.agrigento.it nell’Area relativa ai servizi per i cittadini alla voce Distretto socio-sanitario D1.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla sede dei Servizi Sociali del Comune presso l’Ufficio Servizi Sociali,- Tel. 0922-479296.
Santa Elisabetta, lì 04/03/2010
Il Dirigente Servizi Sociali Il Sindaco
Dott.ssa Maria Iacono Dott. Emilio Militello
http://www.comune.santaelisabetta.ag.it/public/concorsi.asp
mercoledì 24 marzo 2010
Dal Segretario del PD di S.Elisabetta, Salvatore Trapani
martedì 23 marzo 2010
L'amore vince sempre sull'odio... ma ogni tanto pareggia.
Gli unici milioni veri, in piazza San Giovanni, sono Alfredo Milioni e i suoi cari, giunti peraltro sul posto con venti minuti di ritardo a causa dei giudici comunisti col ritratto di Che Guevara. Per il resto, la ripresa aerea ha fatto giustizia delle cifre sparate dal ballista di Arcore e dai suoi turiferari: poche decine di migliaia di persone, oltretutto recintate da ogni lato per sembrare di più. Una pena. Lui, poi, una noia mortale. Il Grande Comunicatore pare il vecchio guitto di Alberto Sordi nel finale di "Polvere di stelle", costretto a mendicare particine in teatri di periferia e a riesumare vecchie gag di repertorio per strappare pallidi sorrisi di circostanza e commiserazione.
Nemmeno le menzogne gli riescono più come una volta: ai bei tempi le improvvisava su due piedi, nuove di pacca. Sempre balle erano, ma almeno fresche. Quelle di ieri, lette dal discorso preparato con Gianni Letta (sai che allegria), puzzavano di muffa. Già sentite mille volte. Il modernariato della balla. Il comunismo, le toghe rosse, lo spionaggio, lo Stato di polizia, il regime delle sinistre, l’oppressione fiscale di Prodi, l’Amore che vince sull’odio. Mancava solo l’eroe Mangano. Mai un guizzo, una trovata, uno slogan che funzionasse. Sul palco, quello sì affollatissimo all’inverosimile, età media settant’anni, un grande sferragliare di dentiere, cateteri e cinti erniari, oltre a smodati quantitativi di silicone e botox ben oltre i limiti fissati dall’Unione europea.
Tant’è che i pochi candidati sotto i 50 vengono presentati dall’attempato gagà brianzolo come "ragazzi". A un certo punto riesuma addirittura il discorso della discesa in campo del ‘94 ("America’, facce Tarzan!"), omettendo ovviamente le frasi contro la prima Repubblica e in difesa di Mani Pulite: "La vecchia classe politica è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L’autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema del finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica".
Parole che stonerebbero accanto ai cori contro Di Pietro, Santoro, toghe rosse e altri bersagli dell’odio del Partito dell’Amore. Poi la gag del Contratto con gli italiani, stavolta recitato dai tredici aspiranti governatori presenti (Zaia, l’unico normale, non c’era), per via della mancanza della scrivania di ciliegio e del suo custode Bruno Vespa, rimasto negli studi deserti di Porta a Porta a rodersi il fegato per il black out preelettorale proprio mentre ci lascia Pietrino Vanacore. Le domande alla folla "Volete voi…?" sono copiate dal Duce, che almeno le piazze riusciva a riempirle e non pensò mai all’inno "Meno male che Benito c’è".
Poi "i miracoli di Bertolaso": tre applausi. Il piano casa: due. Il crollo di furti e rapine: sguardi interrogativi. "L’amico Cota che in Piemonte collegherà l’Atlantico al Pacifico": occhi smarriti. I "400 mafiosi arrestati", tranne quelli rifugiati in Parlamento e al governo, che si toccano sul palco. L’unico sussulto è quando arriva Bossi. Al Tappone, sempre spiritoso, dice "noi moderati". Poi l’Umberto pronuncia una frase da leader dell’opposizione, che infatti non è mai venuta in mente a uno del Pd: "Sono uno dei pochi che non ha mai chiesto una lira a Berlusconi".
Gelo sul palco, freddo polare in piazza. Bossi tenta ancora di spiegare il misterioso concetto di "famiglia trasversale". Che alluda al triangolo Silvio-Veronica-Patrizia? Meglio non approfondire. Lo portano via. La gente comincia a sfollare. L’anziano guitto tenta di trattenerla con la zampata del teleimbonitore (“Ai primi cinque che chiamano per la batteria di pentole, ci mettiamo su tre padelle antiaderenti!”), improvvisata sul momento: "Nei prossimi tre anni vogliamo anche vincere il cancro". Verrà abolito con un decreto interpretativo: basterà chiamarlo varicella. Perché l’Amore vince sempre, ma ogni tanto pareggia.
Da il Fatto Quotidiano del 21 marzo
domenica 21 marzo 2010
Coi soldi del ponte fermiamo le frane
Aderisci anche tu alla petizione di "Libertà e Giustizia" e "la Repubblica" contro la costruzione del ponte di Messina, chiedendo un utilizzo diverso dei fondi per obiettivi di maggiore importanza come la SICUREZZA DEI CITTADINI!
http://www.libertaegiustizia.it/appelli/dettaglio_appello.php?id_appello=13
dal sito "Libertà e Giustizia":
Partiamo dall’ultima che ha detto Guido Bertolaso, capo del Dipartimento della Protezione civile. Segnatevi queste parole molto importanti: “Arriveranno i soldi per consentire ai sindaci gli interventi urgenti, ma non dobbiamo illudere nessuno; il danaro non basta per mettere in sicurezza il territorio”. Lunedì 22 febbraio 2010, frazione Janò di Catanzaro. Sì, parole importanti pronunciate subito dopo un sopralluogo ad una delle innumerevoli situazioni di crisi. Dunque, il danaro non basta per mettere in sicurezza il territorio italiano sconvolto dalle frane e irrimediabilmente sfregiato dalla speculazione. Non basta. Non c’è proprio. E Bertolaso lo dice. Anzi, tiene a sottolineare che lo sostiene da anni. Ad un certo punto le immagini dei tg mostrano il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, accanto a Bertolaso. Anch’ella in missione nelle zone franose. Il ministro ha rincarato la dose: si parla – è il concetto – di emergenza mentre abbiamo bisogno di prevenzione. E, dunque, di ingenti risorse finanziarie.
Il fatto che ci sia necessità di ingenti risorse finanziarie lo ha ricordato in questi giorni un rapporto di Lega Ambiente. Che ha fornito un dato allarmante: in Italia il territorio è quasi totalmente a rischio idrogeologico, con ben 5.581 comuni, pari al 70 per cento del totale, che si trovano a potenziale rischio elevato. Di quanti soldi pubblici ci sarebbe bisogno? C’è chi ha quantificato una somma minimale di due miliardi di euro ogni anno per 12 anni. Insomma: 25 miliardi di euro. Allo scopo di scongiurare – se si fa in fretta – l’accadere di nuove “Giampilieri”, di altre “Maierato” o di altre “San Fratello”, ci vuole, appunto, un grande piano di prevenzione. Parole dell’onorevole Prestigiacomo, per rimediare al disastro di decenni che si può riassumere nel giudizio di Bertolaso: “Non è colpa della pioggia, si sono costruiti edifici dai piedi d’argilla senza chiedere preventivamente ai geologi”.
I grandi movimenti franosi riguardano l’intero territorio nazionale ma la Sicilia e la Calabria ne sono particolarmente colpite. Le due Regioni che dovrebbero ospitare le due grandi zampe del Ponte sullo Stretto a campata unica. Ecco, l’interrogativo si impone automaticamente. Perché uno Stato che non dispone di grandi riserve, indebitato sino al collo, quasi il doppio dei parametri consentiti (il 60% del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo) dal Trattato di Maastricht sulla moneta unica, dovrebbe destinare miliardi di euro per la costruzione del Ponte piuttosto che dirottarli sulla prevenzione del territorio e per altre infrastrutture urgenti? L’investimento per il Ponte, secondo le ultime stime del dicembre 2009, è indicato in 6.349.802.000 di euro. Il 40%, pari a 2,5 miliardi di euro, dovrebbe essere coperto da risorse della società (la Stretto di Messina, s.p.a. in larga maggioranza in mano ad Anas) e con “contributi in conto impianti”; il 60% coperto da finanziamento sul mercato internazionale, senza garanzie da parte dello Stato. Ma, intanto, da dove arriveranno i soldi pubblici destinati al Ponte? Il governo ha già deciso di stornare 1,3 miliardi dal Fondi Fas (per le aree sottoutilizzate). Una decisione clamorosa visto che la Calabria e la Sicilia si trovano sotto una delle più micidiali emergenze idrogeologiche. Altrimenti, bisogna concludere che Bertolaso e Prestigiacomo parlano a vanvera. E sarebbe molto grave.
Le polemiche sulla costruzione del Ponte sono note. Come lo sono le forti contrarietà espresse anche da esponenti della comunità scientifica, da amministrazioni locali e autorità statali. La Corte dei Conti, per esempio, pur non entrando nel merito dell’adeguatezza del progetto sotto il profilo tecnico-amministrativo e delle risorse quantificate per il progetto e la realizzazione, ha espresso in una recentissima sentenza alcune considerazioni su punti che “hanno mostrato significativi elementi di criticità”. Che sono: le stime del traffico sul Ponte che sembrano in forte diminuzione, la necessità di un’azione costante di verifica sugli “aspetti di fattibilità” anche alla luce degli sviluppi tecnologici, una “valutazione attenta” degli aspetti ambientali e l’”anomalia” sulla riutilizzazione di somme liquide versate dall’ex Fintecnica e che vengono destinate a “finanziare spese correnti”. Insomma, sia pure con prudenza, emergono dubbi e richieste di chiarimento rilevanti.
L’unica decisione, in questa fase storica, sarebbe quella di bloccare quell’informe cantiere che il 23 dicembre è stato aperto in sordina (forse per vergogna) nei pressi di Cannitello, sul versante calabrese, spacciandolo per la “prima pietra” del Ponte. È la proposta che “Libertà e Giustizia” si sente di avanzare al mondo politico, alla comunità scientifica, agli amministratori, agli imprenditori, al mondo accademico e culturale dell’intero Paese. Si dia vita, non al Ponte, ma a quel Piano urgente di prevenzione e difesa del suolo di cui il Paese ha bisogno. Quel Ponte, altrimenti, crescerebbe sui “piedi di argilla” ricordati da Bertolaso. Anche ammettendo che possa essere una delle meraviglie del mondo (ipotesi, peraltro, discutibile), il Ponte esalterebbe il disastro del famoso “sfasciume pendolo” di cui scrisse Giustino Fortunato. La prima pietra del Ponte gettiamola in mare prima che ci cada sulla testa.
venerdì 19 marzo 2010
Pagine Sabettesi...
martedì 16 marzo 2010
Santa Elisabetta, convegno per il IV centenario della licentia
Il piccolo centro di Santa Elisabetta nello scorso fine settimana è stato coinvolto nei festeggiamenti del IV centenario dell’emanazione della proprialicentia populandi, ovvero il documento ufficiale che fu emesso il 15 febbraio del 1610 a nome di Filippo II re di Spagna, a favore del nobile Nicolò Giuseppe Montaperto e col quale si autorizzò il popolamento del fondo Cometa e la conseguente nascita del paese. L’importante evento è stato ricordato in una due giorni d’incontri e dibattiti iniziata sabato 13 marzo, in occasione della presentazione di un primo convegno di studi organizzato e svoltosi il giorno successivo, domenica 14. Nell’incontro di sabato, tenutosi presso l’aula consiliare del Comune alla presenza delle autorità civili e religiose del paese, i presenti hanno ricevuto i saluti da parte del sindaco Emilio Militello e del presidente del consiglio comunale Gigi Milioto. Inoltre, l’assessore comunale alla cultura Giuseppe La Porta, nel suo intervento, ha dato lettura di un consistente estratto dell’articolo pubblicato nei giorni scorsi dalla nostra testata giornalistica ed intitolato Santa Elisabetta celebra il IV centenario della propria ‘licentia populandi’. L’incontro è terminato con i brevi ma sentiti interventi di due membri del comitato organizzatore delle celebrazioni, Nino Gaziano e Stefano Milioto. Domenica 14 marzo, invece, presso il Centro Diurno dello stesso comune sabettese, si è svolta una tavola rotonda, durante la quale sono intervenuti alcuni studiosi della storia e delle tradizioni di Santa Elisabetta, i quali hanno testimoniato l’importanza del passato (e del presente) sabettese tramite la presentazione di alcuni lavori di ricerca. In particolare, il prof. Stefano Milioto, dopo aver tracciato un breve profilo storico del paese, ha esposto un inedito elenco contenente i nomi di alcune personalità che Santa Elisabetta ha espresso nel corso dei decenni e che si sono distinte in vari campi, dalla cultura alla politica, dall’arte allo sport. Il dott. Gaetano Gaziano, nel corso della serata, ha dato lettura della traduzione dal latino del testo della licentia, curata dallo stesso Gaziano. Inoltre, tutti gli interventi dei relatori sono stati intervallati da omaggi musicali a cura del Teatro Nazionale G&G, per la regia di Mario Gaziano, che è stato anche il moderatore della tavola rotonda e che alla fine dell’incontro ha dato appuntamento alla comunità sabettese per le prossime iniziative pensate per la celebrazione dell’evento “IV centenario”, come i convegni di approfondimento che saranno organizzati e realizzati nel corso di tutto il 2010 e l’annunciata installazione, alle porte del paese, di una statua raffigurante Nardu, ovvero il personaggio più rappresentativo dell’ormai quasi secolare Pastorale celebrata nel piccolo centro il 6 gennaio di ogni anno e divenuta il fiore all’occhiello dell’antica tradizione popolare sabettese.
di Antonio Fragapane
domenica 14 marzo 2010
UNA STORIA TANTE STORIE....
una storia lunga 400 anni... tante storie che hanno creato il nostro paese
venerdì 12 marzo 2010
Buon Compleanno Santa Elisabetta
Inizieranno Sabato 13 marzo a Santa Elisabetta, i festeggiamenti per il 400esimo anniversario della fondazione del paese. È stato infatti il 15 febbraio del 1610, che l’allora vicerè del Regno di Sicilia, Don Giovanni Fernando Pacheco, Marchese di Villena, concesse in nome di Filippo di Spagna, la “Licentia populandi” a Nicolò Montaperto e Uberti, barone di Raffadali, nel sito dove oggi sorge Santa Elisabetta. L’amministrazione comunale sabettese, con in testa il sindaco Emilio Militello, ha predisposto diverse iniziative, per ricordare l’evento, per tutto il 2010. Sabato 13 marzo, alle 10, nella sala consiliare, ci sarà una prima cerimonia ufficiale, alla presenza delle autorità religiose, civili e militari, con la lettura della pergamena dove è incisa la "Licentia populandi" del 1610. Domenica 14 marzo, alle 18.30, diversi studiosi daranno vita ad un convegno sulla storia e le tradizioni riguardanti Santa Elisabetta, cui seguirà uno spettacolo a cura del Teatro nazionale "G&G", con diversi attori e cantanti. “Sarà un anno dedicato a questa celebrazione – ci ha detto il sindaco di Santa Elisabetta Emilio Militello –. Inizieremo con questa due giorni, il prossimo week-end, ma, sia in estate, che nel corso dell’anno, organizzeremo altre iniziative per commemorare questo 400° anniversario. Siamo fieri e orgogliosi della nostra storia – ha concluso il sindaco - e vogliamo dare il giusto risalto che tale evento merita e per questo motivo, tutta la nostra comunità si sta mobilitando per partecipare attivamente alle celebrazioni”.
da AgrigentoNotizie.it
giovedì 11 marzo 2010
martedì 9 marzo 2010
Santa Elisabetta celebra il IV centenario della propria ‘licentia populandi’
Il paese di Santa Elisabetta nel 2010 celebra il quarto centenario dell’emanazione della licentia populandi, il documento regale che il 15 febbraio del 1610 ha autorizzato il nobile Nicolò Giuseppe Montaperto a costruire e popolare il nuovo insediamento. Saranno tante le iniziative pensate dall’amministrazione comunale per onorare nel corso dell’anno tale importante avvenimento, ma in questa sede ripercorreremo le remote vicende e gli antichi eventi che portarono alla fondazione del paese, fino ai nostri giorni.
Ancor prima che il toponimo “Santa Elisabetta” si prospettasse ed interessasse il fazzoletto di terra compreso tra i rilievi Guastanella-Montagna Comune-Keli, il c.d. fondo Cometa, facente parte del più ampio feudo Cannito e rientrante nel Val di Mazara, era già stato nei secoli oggetto di dispute e controversie politiche e nobiliari. La prima cronaca storicamente documentata e datata, anche se su di essa aleggerebbe un dubbio di autenticità, è quella relativa al privilegium regale datato 6 ottobre 1095, concesso dal conte Ruggero II a Gerlando Montaperto, militare dell’esercito dello stesso Ruggero, il quale per meriti di guerra, essendosi distinto in occasione del primo assedio normanno alla fortezza di Guastanella nel 1087 condotto contro un plotone di saraceni ivi barricatisi, ottenne, divenendone legittimo proprietario, il territorio dell’omonima collina e delle terre circostanti, appartenute allo sconfitto e spossessato arabo Alì (ricordato ed omaggiato ancora oggi dall’Unione dei Comuni, creata dalle amministrazioni di Raffadali, Santa Elisabetta, Sant’Angelo Muxaro e Ioppolo Giancaxio, chiamata appunto Feudo d’Alì). Successivamente, e per tutta la durata della dominazione aragonese in Sicilia (dal XIV al XVI secolo), il territorio del feudo Cannito fu posseduto dalla famiglia Chiaramonte, in seguito divenne dei Montecateno per poi passare, col benestare del sovrano siciliano Martino il Giovane, nel 1408 alla famiglia De Marinis di Filippo Marino.
Secondo gli attendibili dati storici di riferimento, Santa Elisabetta fu fondata nell’anno del Signore 1620 da Nicolò Giuseppe Montaperto, marchese di Montaperto e barone di Raffadali, nobile appartenente ad un’antica casata, i Montaperto, le cui origini geografiche e genealogiche sono tuttora oggetto di un dibattito, non ancora pacifico, sorto tra chi sostiene una loro provenienza francese, come discendenti della nobiliare famiglia dei Mongrana, e chi, invece, una italiana, come discendenti della casata dei Tomasi di Siena.
L’origine stessa del nome Santa Elisabetta è stata al centro di numerose ipotesi che hanno costituito l’oggetto di varie cronache popolari, tramandate nel tempo tra gli abitanti del paese, tra cui quella che narra di una principessa araba di nome Elisabetta che, convertitasi al cristianesimo, come forma di ringraziamento per una guarigione miracolosa ricevuta, eresse una piccola chiesa attorno alla quale nacque il primo nucleo abitativo del paese. La grande umanità che dimostrò in vita nei confronti dei pastori e della gente del luogo fece sì che alla sua morte i primissimi abitanti chiamarono il nuovo borgo, appunto, S. Elisabetta.
Ma, leggende a parte, la tesi da accogliere, circa la genesi del nome del paese, è quella che si lega strettamente al dato storico e documentale. Infatti, nella licentia populandi, concessa dal viceré spagnolo don Giovanni Fernando Pacheco, marchese di Villena, in nome di Filippo II, terzo re di Spagna, il 15 febbraio 1610 al fondatore Nicolò Giuseppe Montaperto, è contenuto il privilegio di edificare e popolare nel fondo (valle) di Cometa, rientrante nel feudo “Cannito” (detto anche “Canneto” per le estese piantagioni di canne che spontaneamente vi crescevano), un nuovo borgo, con l’ordine di denominarlo, appunto, Santa Elisabetta.
…affinchè teniate e possediate per i vostri eredi e successori il feudo chiamato “Cannito”, ricadente nel Val di Mazara…
…detto feudo è fertile ma per assenza di residenti non è sfruttato e dista circa otto miglia da Agrigento…
…la licenza ha lo scopo di costruire un nuovo abitato…
…poiché non è possibile realizzare quanto sopra detto senza apposita licenza…
…concediamo da ora ed in perpetuo a Voi ed ai vostri eredi e successori la presente licenza, con autorità e potestà di costruire e popolare il nuovo insediamento nel detto feudo e disponiamo che realizziate il programma liberamente con cittadini di entrambi i sessi, costruendo case e strade e muri di recinzione e torri a difesa dell’abitato e il nuovo paese chiamerete Santa Elisabetta…
Altro dato storico accreditato e pacifico, palesemente risultante dal testo della licentia sopra riportata, è che il nuovo paese venne fondato nell’ambito dell’attuazione di un programma che aveva come obiettivo il ripopolamento delle solitarie ed incolte terre interne della Sicilia. Tale programma fu ideato e portato avanti dall’aristocrazia siciliana con l’intento, da una parte, di risolvere le avversità finanziarie che la tormentavano, e, dall’altra, di accrescere sia la propria visibilità sociale che la propria presenza politica nel territorio isolano. A tal proposito, infatti, si sappia che nei secoli preunitari la nobiltà siciliana acquisiva maggiore prestigio politico, e dunque un conseguente maggiore potere economico, in base al numero di borghi e paesi che era stata autorizzata a fondare, tramite disposizioni e l’uso di licentiaeconcesse dall’autorità regia che in quel momento governava.
In data 24 febbraio 1628, il fondatore del paese Nicolò Giuseppe Montaperto rinunciò alla titolarità della signoria sulla borgata e sul feudo di Santa Elisabetta, determinandone il trasferimento a favore di Francesco Montaperto Valguarnera. Pochi anni dopo, nel 1637, il territorio di Santa Elisabetta divenne un marchesato affidato prima alla famiglia Scirrotta, in seguito ai Gravina ed infine ai Merlo. Successivamente, agli inizi del XVIII secolo (1718), a Santa Elisabetta, elevata ufficialmente a baronia, divenne signore Bernardo, principe di Raffadali e marchese di Montaperto, pronipote del fondatore del paese Nicolò Giuseppe Montaperto. In qualità di barone di Santa Elisabetta, Bernardo ottenne la titolarità del diritto nobiliare di occupare il 24° seggio nel Parlamento siciliano dell’epoca. Inoltre, qualche anno dopo, nel 1747, Antonio Montaperto, fratello di Bernardo, essendo nel contempo il territorio di Canneto divenuto un ducato, acquisì il titolo di duca di Santa Elisabetta.
Sul finire XVIII secolo, il territorio del paese di Santa Elisabetta divenne possedimento della famiglia Bonanno ed in seguito trasferito nei beni dei nobili Lanza.
Infine, vi sono altre date storiche che interessano direttamente il paese, ovvero il 1828, anno in cui Santa Elisabetta divenne frazione amministrativa dipendente da Aragona, ed infine il 1955, anno in cui Santa Elisabetta, con la legge regionale n°4 del 28 gennaio, divenne comune autonomo, così come noi oggi lo conosciamo.
Antonio Fragapane
lunedì 8 marzo 2010
La verginità tinta di rosso
Vivere da donna non è vivere una vita normale ma vivere una vita speciale. Tutto è elevato al quadrato: privazioni ² , difficoltà ², energia ², anche i sentimenti li viviamo al quadrato.
Quanto pensate possa reggere un uomo alla giornata di una donna?
Prendiamo ad esempio una coppia di impiegati nella pubblica amministrazione, o due insegnanti. Fanno lo stesso lavoro. Eppure nel 90 per cento dei casi, chi si occupa di lavare e vestire i bambini? Preparare lo zaino e la merenda? Mettere i panni a lavare, stendere i panni, raccogliere i panni, stirare i panni, spolverare la casa, lavare i sanitari, fare la spesa, preparare il pranzo e la cena, ecc…
Tutte queste attività quanto tempo tolgono alla vita di una donna? Semplice: il tempo che l’uomo impiega per andare al bar con gli amici a parlare di calcio e politica. Il tempo che qualsiasi donna dovrebbe dedicare a se stessa, se questi lavori fossero divisi a metà all’interno della coppia.
Così arriva in aiuto l’ 8 Marzo nei panni di un giorno di festa: gli uomini risvegliano un’assopita galanteria portando in dono le consuetudinarie mimose, i figli tornano a casa con qualche poesia o lavoretto fatto a scuola, le televisioni parlano delle grandi conquiste fatte nel corso dei secoli e in paese si organizza qualche serata diversa per quelle donne che vivono la loro quotidianità in totale sudditanza della restante parte del nucleo familiare.
Il realtà niente di più triste. La “Festa della Donna” è la conferma che abbiamo bisogno di un giorno stabilito per ricordare al mondo quanto valiamo. Nel 2009 dovrebbe essere scontato, ma le statistiche sul mondo rosa ci dicono che non è così.
LO SAPEVATE?
L’attuale Governo col decreto legge del 20 febbraio ha ridotto il problema della violenza sessuale nei confronti delle donne a un problema di “pubblica sicurezza”. Come se la violenza sulle donne fosse perpetrata solo per strada e da immigrati e delinquenti, come i telegiornali amano farci credere.
Anziché parlare di “Pacchetto Sicurezza” sarebbe più consono parlare di “Pacchetto dei Falsi Moralismi”, dato che le modifiche che son state apportate servono solamente ad ingigantire l’allarme sicurezza creato dal governo Berlusconi per ottenere consensi e soffiare a pieni polmoni su quei tizzoni xenofobi e razzisti tuttora presenti nella realtà italiana.
Nessuna statistica è stata presa in considerazione. Perché se così fosse, il Governo si sarebbe accorto che il problema della violenza sulle donne prescinde dagli immigrati mentre è strettamente legato alla visione della donna-oggetto-di-sfogo-degli-istinti-bestiali-maschili
LO SAPEVATE che il 71% delle violenze fisiche e il 65% delle violenze sessuali avviene tra le mura domestiche?
LO SAPEVATE che nell’89% dei casi l’autore della violenza è il partner?
LO SAPEVATE che il 92% delle donne non denuncia il reato?
SAPEVATELO su http://www.istat.it/!
Quanto di più vero! L’otto marzo non dovrebbe essere un giorno di festa ma un giorno da cui partire per riprendere in mano le battaglie abbandonate.
Certo.. se potessero mettersi in regola, magari aprire una partita IVA, pagare le tasse per garantirsi una pensione, lavorare nelle loro abitazioni dove poter anche rispettare delle regole igieniche…da reiette potrebbero trasformarsi in esseri umani. Potrebbero lavorare da libere professioniste anziché essere le schiave dei magnacci.
Poi se potessero organizzarsi più prostitute insieme in una casa, potrebbero soccorrersi in caso di pericolo…
Ma a noi non importa, l’importante è che non si parli di “Bordelli”. Guai!!! Guai ad ammettere l’esistenza delle puttane! Guai a garantire a quelle donnacce la dignità di sentirsi chiamare persone!
Eppure Dio non ha voluto cacciarle all’inferno o nasconderle in un angolo della Bibbia. Anzi di una di loro ne ha fatto una fedele compagna per suo figlio Gesù.
Forse negli ultimi duemilanove anni la misericordia cristiana si è persa lungo la strada che dalla Palestina arriva a Roma. Ma le prostitute non l’hanno persa, la strada.
La battono ogni notte e ad ogni passo nasce un fiore.
POTERE TROPPE VOLTE
DELEGATO AD ALTRE MANI,
SGANCIATO E RESTITUITOCI
DAI TUOI AEROPLANI,
IO VENGO A RESTITUIRTI
UN PO’ DEL TUO TERRORE
DEL TUO DISORDINE
DEL TUO RUMORE
Come poteva mai una donna volere sterminare delle creature innocenti?
Eppure le donne kamikaze sono in costante aumento. In Cecenia vengono chiamate Shahid «martire» e sono ammirate più dei kamikaze di sesso maschile.
Nel mondo vi sono migliaia di guerre intestine, a noi sconosciute, che al fine di mantenere in vita squallidi giochi geopolitici, infliggono alla popolazione femminile una quotidiana mortificazione del corpo e l’imbarbarimento delle reazioni umane. Queste donne-kamikaze hanno visto il loro mariti morire sotto tortura, i loro figli uccisi non appena avessero raggiunto i 14 anni, sono state picchiate, offese, stuprate, umiliate. Queste donne non hanno più nulla: non hanno più una casa, non hanno più cibo, non hanno più forza, non hanno più armi con cui lottare, non hanno più nulla da perdere… se non la loro vita. E se l’unica cosa che possiedono è anche l’unica arma a disposizione allora ecco pronta la migliore bomba mai fabbricata al mondo, perché non c’è modo di disinnescarla.
Le shahid non sono delle suicide e non sono nemmeno delle assassine. Sono le prime vittime della belva umana.La loro morte è il loro 8 marzo. L’unico giorno in cui verranno festeggiate è il funerale.