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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

sabato 13 novembre 2010

Condividiamo le perplessità di Rosy Bindi sull'entrata del pd nella giunta Lombardo

Il presidente del pd Rosy Bindi si dice molto perplessa sulla permanenza del pd nella giunta Lombardo. In verità la Bindi come anche il segretario Bersani già prima delle ultime vicende giudiziarie hanno espresso il loro "parere contrario" anche se hanno lasciato al pd siciliano la piena autonomia su questa difficile svolta nella politica siciliana.
C'è da dire certamente che come abbiamo noi stessi illustrato in alcuni post precedenti, in molte cose il pd sta lavorando bene in giunta sui temi come per esempio la gestione del servizio dell'acqua; c'è anche da dire che l'attuale giunta Lombardo è composta da uomini dall'indubbia moralità e prestigio personale( ex magistrati), qualcuno potrà dire anche che si tratta di una giunta tecnica per il bene della sicilia, ma di certo come ha detto la nostra presidente certi modi di governare che sono sempre appartenuti a questa destra siciliana non hanno niente a che vedere con il nostro modo di intendere la politica ed è strano pensare che tutto a un tratto queste persone,aldilà delle indagini giudiziarie, abbiano una conversione alla "san paolo" tanto per intenderci meglio.
Lombardo come Berlusconi ha rappresentato e rappresenta quella generazione di politici nati dalla morte della prima repubblica che hanno portato l'italia nel baratro.

La Bindi si dice nettamente contraria con questo modo di andare al potere, perchè è convinta,come siamo convinti tutti noi, che il pd in sicilia debba riconquistarsi le fette di elettorato proponendo la sua idea di governo, le sue prospettive e i suoi progetti di sinistra alternativa.
Inoltre la Bindi è preoccupata perchè vede una parte dellla classe dirigente del partito molto soddisfatta dell'attuale patto con lombardo, mentre sottolinea la imbarazzante situazione in cui si trova la base del partito democratico ( quella che ha votato alle primarie e i tesserati) che è nettamente contraria a questa decisione.

Non dobbiamo diventare un partito rinunciatario. Un'altro problema è quello delle elezioni. Dobbiamo chiederci se siamo un partito alternativo a tutti in Sicilia, dall'mpa al pdl, oppure ci presentiamo contro Berlusconi dicendo di essere alternativi al suo modo di fare politica e poi in sicilia siamo in giunta con Lombardo?

Certo c'è da dire che non tutta la classe dirigente è a favore. La corrente Mattarella che sosteneva Bersani alle scorse primarie si è detta sempre contraria all'entrata in giunta, come altrettanto chiaramente la corrente di Lupo e Cracolici ha sempre sostenuto tale alleanza.Ci dobbiamo chiedere se siamo ancora un partito di lotta in Sicilia oppure siamo diventati un partito che va al potere per altre vie?

Queste sono le parole della nostra presidente, che ho cercato di riassumere in questo post. Ma vi invito anche a riflettere sulle perplessità del nostro segretario Bersani il quale, nonostante cerca di restare nel suo ruolo, di certo non è d'accordo sulla scelta siciliana.

Io come a nome di tutti i gd pensiamo che il pd debba ritornare ad avvicinarsi alla popolazione e al proprio elettorato dando più ascolto alle esigenze della propria gente. Si può aprire un confronto serio e lottare per uscire dalla giunta Lombardo.

17 commenti:

Francesco Treseghè ha detto...

Il passo è semplice: chi è davvero contrario al governo tecnico di Lombardo, inizi ad uscire dalla maggioranza e passi nuovamente all'opposizione.

Stefano Di Vincenzo ha detto...

anche perchè se lo condanneranno che figura ci faremo?

certo siamo garantisti, ma nel post ho evidenziato tutti problemi politici.

Davide Miccichè ha detto...

Non vedo non leggo non parlo!
Qua si parla e si spara a zero solo quando a esporre a esporre perplessità sono Francesco e Agostino.

Anonimo ha detto...

--Questa è solo una piccola raccolta di articoli che affrontano il tema della permanenza al governo siciliano da parte del pd, salta agli occhi un elemento: un continuo scambio di pareri solo ed esclusivamente tra gli eletti, e la base? e gli iscritti? e i militanti ? quella parte cioè più viva del partito, che ogni giorno si confronta nelle piazze, nei luoghi di lavoro, che con tanta forza e fatica, da volontari, portano avanti le sezioni? Io credo che i una discussione seria sul tema dovrebbe coinvogere anche loro.Si individui il metodo, un referendum tra gli iscritti potrebbe essere uno strumento valido.
grazie dell'ospitalità

Ps: gli articoli sono tanti ho provato a postarli tutti ma il sistema mi dava un error, li posterò singolarmente.

'Accertati i contatti coi boss il Pd non può tradire i suoi valori'
Repubblica — 10 novembre 2010 pagina 3 sezione: PALERMO

«AVEVO giài miei dubbi su Raffaele Lombardo, per motivi politici, al netto dell' indagine giudiziaria. Lombardo non ha mai detto di essere del centrosinistra. La contraddizione è nostra, che non abbiamo preteso che stesseo con noi o con Berlusconi». Onorevole Angelo Capodicasa, il Pd ha accettato il "fidanzamento in casa" all' Ars pur con i rischi di una vicenda giudiziaria già esplosa nel Lombardo-ter. E ora? «Ci vuole prudenza. Se la situazione dovesse precipitare, vedo rischi sul piano politico, economico, sociale. Uno scioglimento anticipato sarebbe una tragedia: nemmeno il bilancio di previsione è stato approvato». Il Pd corre anche un rischio di immagine? «Sì. L' emergenza morale posta dalla vicenda giudiziaria che coinvolge Lombardo può far passare il messaggio dell' allentamento di alcuni connotati di rigore che da sempre abbiamo avuto». Come giudica la reazione del suo partito? «Non sono più indiscrezioni. Sono stati accertati fatti, contatti consapevoli con esponenti mafiosi. Per alcuni nel Pd sembra sia scattata la sindrome dell' arrocco, per giustificare la scelta fatta. Lombardo spero dimostri la sua innocenza. Ma al Pd ricordo che sarebbe una sconfitta se la politica arrivasse dopo la magistratura. Lo abbiamo sempre detto in tema di lotta alla mafia. Per noi quello che è emerso è già sufficiente, la cosa più onesta per il partito è una riflessione profonda». Vede soluzioni contro una eventuale crisi? «Una giunta a tempo. A tutte le forze progressiste, anche non presenti all' Ars, rivolgo un appello: la smettano di usare il momento delicato a fini elettorali. Si trovi invece insieme una exit-strategy per mettere in sicurezza il quadro economico». Che analogie rispetto a quando lei è stato presidente di un governo con la Dc, l' Udeur di Mastella e tra gli assessori Cuffaro e Castiglione? «Gli assessori allora venivano eletti dall' Ars e indicati dai partiti. Oggi posso rivelare che attinsi informazioni sui nomi che mi venivano proposti, da parte di istituzioni competenti in materia. Poi seppi che anche Forgione per Prc fece la stessa cosa. C' erano già 40 inquisiti all' Ars, eravamo a cavallo di Tangentopoli. Non c' erano ancora le inchieste su Cuffaro, che partirono dal 2002, mentre il mio governo cadde nel giugno 2002. Castiglione, che in seguito dimostrò la sua totale estraneità, venne arrestato mentre era assessore. Gli ritirai la delega e concordammo che presentasse le dimissioni». - ANTONELLA ROMANO

Anonimo ha detto...

Dalla sanatoria alla polemica sull'unità così si riapre la frattura tra i democratici
Repubblica — 29 ottobre 2010 pagina 3 sezione: PALERMO

ALLA fine è sbottata pure lei, la ex rivale catanese che Raffaele Lombardo chiama «Annuzza», la competitor alle Regionali di due anni fa che pure aveva visto con favore la svolta autonomista del Pd. «Lombardo non governa da solo: mica può dire quello che gli pare», ha sibilato Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato dei democratici che d'un tratto ha deciso di alzare il coperchio sul crescente imbarazzo del Pd. Passi per la decisione di riaprire le discariche, passi per la sanatoria edilizia frettolosamente ritirata, passi per la gaffe di Lombardo sull'»antimafiosità» di un solo pezzo del partito di Bersani. Ma l'annuncio che la Sicilia è pronta alla secessione non poteva non lasciare traccia, nelle coscienze di elettorie quadri del partito democratico siciliano già scossi dalle accuse di aver favorito un ribaltone. La sortita di Lombardo ha risvegliato i nemici dell'accordo in casa Pd: da Enzo Bianco, che ha consigliato «lezioni di storia» al governatore, a Giovanni Burtone che va senza pietà al cuore del problema: «Quanti sono quelli del Pd che condividono le dichiarazioni di Lombardo sulla secessione? Altri sono i valori e gli ideali del partito democratico. È stato un errore gravissimo contribuire alla nascita del Lombardo quater. Ma si è ancora in tempo per tornare indietro». E Burtone rilancia l'idea di un referendum per capire se gli iscritti del Pd «hanno condiviso la scelta di appoggiare il governatore». Ora, secondo lo stato maggiore del Pd, quello del deputato catanese è un appello che giunge fuori tempo massimo. Ma dopo un solo mese di permanenza ufficiale nella maggioranza che sostiene Lombardo, i democratici si ritrovano un po' spaesati. Tanto che il segretario Giuseppe Lupo, ieri mattina ha chiesto conto e ragione direttamente a Lombardo delle sue affermazioni: «Ha fatto bene il governatore a chiarire che si è trattata di una provocazione: l'unità nazionale per noi resta fondamentale», sottolinea Lupo. E anche Antonello Cracolici, il big sponsor dell'alleanza con Lombardo, ci tiene a mettere alcuni paletti: «Quella del presidente della Regione è stata una boutade. Ha chiarito, a noi basta. In ogni caso sia chiaro che ci opporremo con i fucili e le baionette a chi attenta all'unità del Paese. È una metafora, ovvio». Un controcanto, una presa di distanze che segue quella che lo stesso Cracolici aveva dovuto mettere per iscritto la settimana scorsa, appresa la notizia di un condono edilizio in Finanziaria per chi costruisce in riva al mare: «Il Pd non farà passare mai una norma del genere». Per non parlare della ferma reazione di Lupo e Cracolici a un'altra intervista, quella rilasciata all'Espresso, in cui Lombardo distingueva un'ala antimafiosa del partito democratico da un'altra che non lo appoggia. Anche in quel caso, come ieri, il governatore era stato costretto a fare una nota di precisazione. Adesso allarga le braccia pure Filippo Panarello, altro deputato del Pd, ex diessino, che fa parte del fronte pro-Lombardo: «Diamo il giusto peso alle provocazioni, che servono anche per rivendicare una maggiore attenzione del governo nazionale alla questione meridionale. Poi, insomma, delle minacce di secessione non possiamo mica rispondere noi». (segue)

Anonimo ha detto...

(parte2 lauria)
Il fatto è che le frasi ad effetto di Lombardo, per quanto rettificate dall'interessato, rinforzano l'esigenza di un chiarimento invocato dalla minoranza del partito: «Il governatore deve rispondere delle sue dichiarazioni solo al suo condominio, noi invece siamo un partito nazionale, seppur federato. Insomma, a Roma cosa pensano dell'accordo con un governatore che dice queste cose?», chiede Miguel Donegani, deputato gelese che annuncia per i prossimi giorni «un'iniziativa chiara per sottolineare la distanza dalla linea politica del Pd siciliano». Non lascerà il partito, Donegani, più probabile una forma di sospensione. Ma alle spalle del giovane parlamentare c'è il fronte dei malpancisti che racchiude nomi illustri: Capodicasa, Crisafulli, Bernando Mattarella, Tonino Russo, Giovanni Barbagallo, oltre che Bianco e Burtone. I vertici del Pd avrebbero evitato volentieri queste polemiche. Ma aspettano Lombardo alla prova dei fatti. Finanziaria e bilancio saranno un banco di prova. Ma ancor più atteso, da parte di Lupo, è il disegno di legge sulla doppia scheda alle amministrative: in commissione Affari istituzionali si è formata una maggioranza Mpa-Pd in grado di far andare avanti un provvedimento reputato centrale per le sorti del centrosinistra isolano. Senza l'effetto traino delle liste, il Pd è convinto di poter riconquistare la guida dei Comuni siciliani. Ecco perché, per adesso, la nomenclatura democratica è disposta a ignorare le ferite alla figura di Garibaldi. - EMANUELE LAURIA

Anonimo ha detto...

I dissidenti del Pd:
Repubblica — 07 novembre 2010 pagina 2 sezione: PALERMO

ANTONIO FRASCHILLA
UNA grande consultazione della base per definire la linea del partito, e la convocazione della direzione regionale per approfondire quanto emerso «dalla vicenda giudiziaria che riguarda Raffaele Lombardo» e «discutere sull'azione politica da portare avanti anche alla luce delle difficoltà del nuovo governo ad affrontare le emergenze economiche e sociali della Sicilia». A chiederli è un pezzo importante del gruppo dirigente del Partito democratico vicino all'area Bersani, da Capodicasa a Mattarella, che ieri ha firmato un documento molto duro riguardo all'inchiesta che coinvolge il governatore e il ruolo dei democratici oggi principali alleati del Lombardo-quater. Il tutto mentre dagli altri partiti del centrosinistra si criticano le scelte del Pd, con Idv che attraverso il suo portavoce Leoluca Orlando rilancia l'ultimatum ai democratici: «Rompete con Lombardo». A difendere il governatore scende però in campo l'ex magistrato, oggi assessore regionale, Massimo Russo: «Sono legato alla cultura dei fatti, che oggi dicono delle cose non contestabili: c'è stato un procuratore che ha detto che non vi sono fatti idonei a iniziative processuali, cioè manca il presupposto per l'azione penale - dice Russo - Questa è una giunta formata da persone di grandissima qualità, che sta facendo la vera lotta alla mafia attraverso le regole e la buona amministrazione. Il resto sono tutte chiacchiere». (segue)

Anonimo ha detto...

(Parte2 FRASCHILLA)

Ieri i malumori interni al Pd sono esplosi e i deputati e dirigenti che si rifanno alla mozione Bersani hanno scritto un documento, inviato poi al segretario Lupo. A firmarlo sono i deputati nazionali Angelo Capodicasa, Vladimiro Crisafulli, Tonino Russo, Giuseppe Beretta e Giovanni Burtone, ma anche i deputati regionali Giacomo Di Benedetto, Miguel Donegani, Bruno Marziano e Bernardo Mattarella, oltre che diversi segretari cittadini, a partire da Gaetano Cardiel responsabile Pd a Caltagirone: «Di fronte a quanto emerso dall'inchiesta della Dda di Catania, che chiama pesantemente in causa il presidente della Regione, riteniamo che sia necessario convocare la direzione regionale per affrontare una vicenda già grave e che potrebbe diventare devastante per il partito - si legge nel documento - Inoltre riteniamo che sia utile avviare un'ampia consultazione del partitoe dei nostri elettori per definire in maniera partecipata la nostra collocazione politica». Anche dall'area Marino si chiede l'avvio di un referendum nella base: «Proponiamo una grande consultazione della base sulle scelte strategiche del Pd in Sicilia, alla luce soprattutto di quanto emerso nell'indagine che coinvolge Lombardo», dice Giovanni Bruno, responsabile regionale della mozione Marino. Ma il senatore Beppe Lumia, tra i più convinti sostenitori dell'appoggio al governo Lombardo, dopo la minaccia di autosospensione del senatore Enzo Bianco e gli strali lanciati dal Pdl, difende le scelte fatte fin qui dal Pd: «Il centrodestra sbraita perché con le riforme si sta smantellando il sistema di potere clientelare e mafioso, e ci sono componenti del centrosinistra senza alcun progetto politico capaci soltanto di gridare sui giornali contro il Pd per mero tornaconto elettorale - dice Lumia - Nella giunta regionale ci sono, e lo ricordo a tutti, personalità con alle spalle una storia indiscutibile.È tempo di adoperarci per realizzare una politica fatta di provvedimenti concreti, così si combatte la mafia e non con parole vuote e meschini tatticismi elettorali». Il segretario Lupo ribatte a muso duro al portavoce di Idv, Orlando, e assicura «che a giorni sarà convocata una direzione che tra l'altro era già in programma»: «Orlando la smetta di attaccare il Pd e rispetti le scelte politiche del nostro partito che è l'asse portante del centrosinistra, senza di noi nessuno può pensare di battere Berlusconi», dice Lupo, che aggiunge: «Spero di poter incontrare nei prossimi giorni il segretario di Idv in Sicilia, Fabio Giambrone, per aprire un confronto». «Nessun incontro con il Pd accanto a Lombardo», ribatte Giambrone. Dopo Idv e Sinistra e libertà, anche dalla federazione della Sinistra si chiede però «lo stop al Pd alleato di Lombardo»: «Il governo regionale e l'Ars sono completamente delegittimate - dicono in una nota congiunta Luca Cangemi di Prc, Salvatore Petrucci di Pdci, Concetto Scivoletto di Socialismo 2000e Pietro Milazzo di Lavoro e solidarietà - L'esigenza di porre fine a questa legislatura e di restituire la parola ai cittadini siciliani diventa ormai un obbligo morale ed istituzionale. Le responsabilità del Pd appaiono ormai gravissime».

Anonimo ha detto...

Se la ragion politica seppellisce la diversità
Repubblica — 12 novembre 2010 pagina 1 sezione: PALERMO
- CARMELO CARUSO


SI È ridotto a difendersi da se stesso e si assolve in nome del fardello della responsabilità che il più delle volte è la giustificazione di chi non riesce a scalare la montagna e ci arriva con la funivia. Assomiglia quindi ad un avvocato che difende l' avvocatura il Partito democratico siciliano e si scioglie come una candela vicino al catafalco dell' immoralità: veglia il sospetto su Lombardo che non è ancora reato per la giustizia, in attesa di trovare lo scambio, ma è pur sempre quella contiguità tra il bosse politico, quello cheè stata e quello che la Sicilia non vuole più essere. Non vale quindi il garantismo, che rimane un valore dei lumi e non di chi lo usa a bisognoe non c' entra neppure Tortora che era l' insonnia di Sciascia e delle persone perbene: è soltanto il garantismo degli struzzi, di chi non si non vuole ascoltare, di un partito che rimane al governo regionale nonostante il suo presidente - secondo le intercettazioni della Procura di Catania- abbia avuto rapporti diretti con mafiosi catanesi, uomini il cui onore è la medusa che pizzica l' imprenditore onesto e che vende consenso con i singhiozzi. E' diventato quindi il partito che difende il campiere ma dimentica il bracciante di ieri, il disoccupato e lo studente di oggi. N on vede quindi la sua vera forza, quella dei tanti militanti che organizzano le primarie, dei segretari di circolo che si autotassano per vedere sventolare la bandiera nei vicoli di paese, di quella colorata moltitudine che viene chiamata dal partito a fare le notti bianche contro la mafia, le giornate della legalità e che è fiera di tenere una tessera politica negli anni dell' indifferenza e del grillismo. I dirigenti siciliani del Pd non possono quindi neppure rifarsi all' eredità del milazzismo perché ci ha pensato un grande vecchio ad espiare quella che per molti è stato errore, per altri scelta, quel Macaluso/Sciascia che ha mandato in libreria Sciascia e i comunisti, come a farne memoria e ammonimento attraverso lo schiaccianoci della menzogna: "Eppure è proprio quando l' opposizione viene meno, quando l' opposizione non fa in pieno il suo dovere che comincia la fine della democrazia ". Allora come oggi non si contano gli iscritti che considerano inammissibile la scelta dei dirigenti di questo partito; il partito che si era dimostrato pronto ad ascoltarli attraverso un referendum nelle sezioni e che invece ha ratificato l' alleanza che nessuno comprende e accetta. Sono quei democratici che manifestano il loro malcontento sul web (o nel sondaggio sul sito di Repubblica Palermo) gli stessi che hanno eletto il segretario Lupo per la sua ferma intenzione di costruire un partito antitetico alla scuola di Cuffaro e di Lombardo, che protestano nelle riunioni della giovanile, nei circoli e che aspettano il messaggio dal "Castello" abbandonati a se stessi da chi è indaffaratoa parlare al telefono piuttosto che con loro, discettando sempre più di "riformismo" e mai di diversità: la ragione in più per cui un uomo onesto votava ieri Pci ed oggi malgrado tutto crede ancora nella speranza democratica. (segue)

Anonimo ha detto...

(parte2 caruso)
Era in nome di quella differenza che il Pd ha appoggiato i lifting della giunta Lombardo e che oggi secondo i suoi stessi dirigenti (Bianco, Mattarella, Capodicasa) non c' è mai stata: l' irragionevole voglia di salvare l' isola con il veleno, avvelenandola un po' al giorno con il fabulio di un presidente che vaa parlare più in procura che all' assemblea, che discetta dei rifiuti campani e non sente i miasmi della sua Palermo. La credibilità dei magistrati in giunta infatti non ha impedito che i dirigenti delle aziende ospedaliere rispondessero a requisiti politici prima che di merito e che lo scialo degli stipendi finisse; perché una giunta di uomini retti non può essere la spugna dei mancini, delle notti "a mangiare sette sigarette", delle campagne elettorali faste e dubbie. La credibilità non è transitiva e non passa da testaa testa ma si costruisce con gli atti e viene scalfita quando si insinua il sospetto. Insomma questo partito che mette il carbone si sta sporcando del suo stesso scarico, si è infeudato di voci che sono rendite di se stesse. E' molto simile all' Azione Parallela di Musil, un salotto di uomini che non ha un' idea e la cerca con la disperazione di chiè senza qualità. "I netti confini si erano dappertutto cancellati e una nuova indefinibile tendenza ad apparentarsi portava su nuovi concetti; c' era un po' di troppo cattivo mescolato col buono". Eppure il confine esiste ed è quello della Sicilia che non vuole più sentire da lontano l' olezzo della mafia, che si vuole riconoscere in qualcosa di pulito e detesta quel sapore agreste di ricotta che è la violenza di chi si nasconde o invita la politica nelle masserie, quello sofisticato dei cannoli che sono i festeggiamenti delle condanne, dei santini elettorali che sono immagini di burattini. Il Partito democratico dovrebbe essere il naturale interlocutore dell' altra Sicilia che si dota di un codice etico contro le infiltrazioni mafiose, che resiste agli industriali del ficodindia, alle betoniere delle imprese protette e non paga l' amicizia, che invece crede allo sciopero al contrario di Dolci, alla Costituzione contro i pizzini. E' ancora quella di cui parlava Bufalino: un dedalo di maestri, una squadra di magistrati che chiedevano la terra e che pronunciava l' aggettivo "mafioso" per indicare un uomo sgargiante, leggiadro, superbo. Oggi questa Sicilia si guarda allo specchio e si vede imbruttita nelle barberie del Pd a causa di barbieri senza spazzolae borotalco. - CARMELO CARUSO

Anonimo ha detto...

'Contro di lui nessun provvedimento l' Antimafia deve rispettare le indagini'
Repubblica — 12 novembre 2010 pagina 3 sezione: PALERMO
ALESSANDRA ZINITI


PRESIDENTE Speziale, e l' Antimafia che fa? «L' Antimafia ha già fatto una legge che il procuratore nazionale Grasso ha ritenuto all' avanguardia e ora sta predisponendo un disegno di legge con il quale faremo diventare norma quel codice di autoregolamentazione che, nella maggior parte delle forze politiche, è rimasto lettera morta». E non ritiene di doversi occupare delle accuse mosse dalla Procura di Catania al presidente Lombardo? «C' è un' indagine in corso e l' Antimafia non può interferire. E poi Lombardo non ha ricevuto alcun provvedimentoa differenza di altri deputati che invece ne hanno ricevuti. Allora prima di occuparci di lui dovremmo occuparci degli altri. Invece, è evidente che c' è la necessità che l' Ars si doti di una regolamentazione che stabilisca la soglia di compatibilità con l' appartenenza all' Assemblea. Come ha fatto il Pd, che ha ancorato l' appartenenza al partito al rinvio a giudizio». Ammetterà che la valutazione politica della posizione del governatore è più importante di quella di qualsiasi deputato? «Ripeto, fino ad ora le indagini della Procura di Catania non hanno prodotto alcun provvedimento nei confronti del governatore. E poi l' Antimafia regionale non ha poteri d' inchiesta e deve rispetto alla segretezza delle indagini». Sì, ma ormai alcuni atti sono stati svelati. Avrà letto anche lei che i pm parlano di incontri tra Lombardo e alcuni capimafia, di richieste di voti e soldi per la campagna elettorale. Per Cuffaro assumeste ben altra posizione. «Quando firmammo la mozione di sfiducia a Cuffaro aveva già ricevuto l' avviso di garanzia.E poi la sfiducia non era motivata con le vicende giudiziarie ma solo con quelle politiche. E poi la fattispecie giuridica è diversa, Lombardo non è nelle stesse condizioni in cui era Cuffaro, lo ripeto. Se le carte della Procura dovessero trasformarsi in atti giudiziari certamente rivedremmo la nostra posizione». A molti sembra che il Pd stia usando due pesi e due misure e che questo garantismo non abbia sempre contraddistinto le vostre posizioni. «Non le mie, io sono sempre stato garantista. E poi - e ora parlo da politico - non si può nascondere che è in atto un' opera di destrutturazione di quel sistema che ha portato la Sicilia sull' orlo del fallimento e che questo governo ha personalità di primo piano, al di sopra di ogni sospetto, che segnano una svolta nella qualità dei governi siciliani». Ma in Sicilia non è possibile un' alternativa a Cuffaro e Lombardo? «Io non so se ci potrebbe essere un governo diverso e migliore. Ma da dirigente politico, dico che il Pd ha sempre avuto un ruolo marginale in Sicilia. Ora siamo riusciti a rompere il più forte insediamento del centrodestra in Sicilia. (segue)

Anonimo ha detto...

(parte2 ZINITI )

Ho sentito il compagno Capodicasa proporre un "governo con tutti". Ma il governatore in Sicilia resta e poi mi chiedo: governo con chi? Con Miccichè, con il Pdl? E se, come sembra, si andrà presto a votare in campo nazionale, il Pd come si presenta ai suoi elettori? Oggi possiamo proporre un' alleanza tra il centrosinistra, l' Mpa e la nuova Udc. Diversamente cosa facciamo, torniamo all' opposizione e restituiamo tutto al centrodestra? Cerchiamo piuttosto di non fare favori al centrodestra». Una domanda al presidente Pd dell' Antimafia regionale? Nessun imbarazzo a sostenere Lombardo dopo aver letto le carte dell' inchiesta? Tutto come prima? «Nessun imbarazzo. Lo ripeto, io sono sempre stato garantistae ho estrema fiducia nell' operato della magistratura. Se e quando ci sarà un provvedimento ne prenderemo atto». Paolo Borsellino, in una delle sue ultime lezioni, disse agli studenti: «Voi non conoscete gente che è disonesta ma non è stata condannata per mancanza di prove però c' è il grosso sospetto che dovrebbe quantomeno indurre i partiti politici a fare pulizia al loro interno?». Il presidente dell' Antimafia non condivide? «Lo strumento per fare pulizia all' interno della politica è quel codice di autoregolamentazione che già la prossima settimana presenteremo come disegno di legge stabilendo la soglia di compatibilità tra chi è sottoposto a procedimenti giudiziari e la sua appartenenza al parlamento regionale». E quale sarebbe la soglia che avete individuato? «Probabilmente sarà quella del rinvio a giudizio». - ALESSANDRA ZINITI

Anonimo ha detto...

Sicilia, Capodicasa (PD): “Governo con tutti idea balzana che non mi appartiene”
Scritto da Redazione AgrigentoWeb| 13 nov 2010 | Dall'Italia, Dalla Sicilia, Politica, Ultime.| letto 14 volte | Leggi i commenti su questo articolo RSS 2.0.
“Non so da dove l’on. Speziale ricavi l’impressione che io abbia proposto un governo“con tutti”. Queste idee balzane non mi sono mai appartenute”.

Così l’on. Angelo Capodicasa, parlamentare del Pd, commenta l’intervista dell’on. Speziale, apparsa oggi su Repubblica.

“L’ipotesi che ho avanzato – prosegue Capodicasa - è di un “giunta a tempo”; cioè a dire concordare, anche con tutte le forze progressiste, di centro e di centrosinistra, presenti e non presenti all’Ars, di dare al Governo in carica un tempo definito, entro cui approvare il bilancio e qualche provvedimento urgente di carattere economico-sociale, dopodiché ogni forza politica potrà riprendere la propria libertà di iniziativa”.

“Del resto, – aggiunge il deputato Pd – al cospetto di una crisi devastante con la paralisi di governo e con l’appesantimento derivante dalle ultime vicende che interessano il Presidente, ci siano o non ci siano gli avvisi di garanzia, anche i ciechi vedono che si è chiusa una fase”.

“Il problema è – conclude – evitare che con questa fase non finiscano per chiudersi anche atre cose”.

Anonimo ha detto...

Repubblica Palermo / Cronaca / Il Pd dell'Ars resta con Lombardo …
(10 novembre 2010)
Il Pd dell'Ars resta con Lombardo
lettera di sostegno da 20 deputatiIl gruppo del Partito democratico dell'Assemblea regionale fa quadrato intorno al governatore. La maggioranza dei deputati ha firmato e diffuso un documento di fiducia a Palazzo d'Orleans. E Lupo attacca i suoi colleghi che da Roma si oppongono Giuseppe Lupo
Venti dei 27 parlamentari del gruppo del Partito democratico all'Assemblea regionale hanno firmato un documento che conferma il loro sostegno al governo di Raffaele Lombardo. I parlamentari ritengono "inaccettabile che una vicenda giudiziaria rispetto alla quale la stessa Procura di Catania ha ritenuto di non dovere adottare provvedimenti nei confronti del presidente Lombardo, venga strumentalizzata per mettere in discussione il pronunciamento della stragrande maggioranza del Pd siciliano e del gruppo parlamentare all'Ars sul sostegno ad un governo formato da persone perbene, impegnato ad affrontare le emergenze sociali ed a combattere le illegalità, a cominciare dai settori più delicati come acqua, rifiuti, sanità ed energia". (segue)

Anonimo ha detto...

(Parte2 reppal)
Il documento è firmato dai parlamentari Francesco Rinaldi, Roberto De Benedictis, Pino Apprendi, Roberto Ammatuna, Pippo Digiacomo, Nino Di Guardo, Massimo Ferrara, Elio Galvagno, Baldo Gucciardi, Giuseppe Laccoto, Vincenzo Marinello, Bruno Marziano, Camillo Oddo, Filippo Panarello, Giovanni Panepinto, Giuseppe Picciolo, Concetta Raia, Lillo Speziale, Salvatore Termine, Gaspare Vitrano.

I 20 parlamentari sostengono dunque la linea del capogruppo dell'Ars, Antonello Cracolici, e del segretario regionale del partito Giuseppe Lupo (dunque da 21 il gruppo dei parlamentari a favore del governo sale a 23). Lupo


Proprio Lupo non ha gradito le pressioni romane affinché il Pd esca dalla maggioranza: "Rispetto l'opinione di tutti, e siamo aperti al confronto all'interno del partito con chi vuole offrire il proprio contributo, ma sulla vita politica del Pd in Sicilia decidono gli organismi democraticamente eletti e non i caminetti romani". Il segretario replica così a chi nel partito, da Enzo Bianco ad Angelo Capodicasa, sostiene che "la posizione contraria" al governo di Raffaele Lombardo, "è largamente maggioritaria fra i parlamentari siciliani del Pd".


--Questa è solo una piccola raccolta di articoli che affrontano il tema della permanenza al governo siciliano da parte del pd, salta agli occhi un elemento: un continuo scambio di pareri solo ed esclusivamente tra gli eletti, e la base? e gli iscritti? e i militanti ? quella parte cioè più viva del partito, che ogni giorno si confronta nelle piazze, nei luoghi di lavoro, che con tanta forza e fatica, da volontari, portano avanti le sezioni? Io credo che i una discussione seria sul tema dovrebbe coinvogere anche loro.Si individui il metodo, un referendum tra gli iscritti potrebbe essere uno strumento valido.
grazie dell'ospitalità

Anonimo ha detto...

credo di avere inviato altri articoli di repubblica
grazie

Anonimo ha detto...

'Accertati i contatti coi boss il Pd non può tradire i suoi valori'
Repubblica — 10 novembre 2010 pagina 3 sezione: PALERMO

«AVEVO giài miei dubbi su Raffaele Lombardo, per motivi politici, al netto dell' indagine giudiziaria. Lombardo non ha mai detto di essere del centrosinistra. La contraddizione è nostra, che non abbiamo preteso che stesseo con noi o con Berlusconi». Onorevole Angelo Capodicasa, il Pd ha accettato il "fidanzamento in casa" all' Ars pur con i rischi di una vicenda giudiziaria già esplosa nel Lombardo-ter. E ora? «Ci vuole prudenza. Se la situazione dovesse precipitare, vedo rischi sul piano politico, economico, sociale. Uno scioglimento anticipato sarebbe una tragedia: nemmeno il bilancio di previsione è stato approvato». Il Pd corre anche un rischio di immagine? «Sì. L' emergenza morale posta dalla vicenda giudiziaria che coinvolge Lombardo può far passare il messaggio dell' allentamento di alcuni connotati di rigore che da sempre abbiamo avuto». Come giudica la reazione del suo partito? «Non sono più indiscrezioni. Sono stati accertati fatti, contatti consapevoli con esponenti mafiosi. Per alcuni nel Pd sembra sia scattata la sindrome dell' arrocco, per giustificare la scelta fatta. Lombardo spero dimostri la sua innocenza. Ma al Pd ricordo che sarebbe una sconfitta se la politica arrivasse dopo la magistratura. Lo abbiamo sempre detto in tema di lotta alla mafia. Per noi quello che è emerso è già sufficiente, la cosa più onesta per il partito è una riflessione profonda». Vede soluzioni contro una eventuale crisi? «Una giunta a tempo. A tutte le forze progressiste, anche non presenti all' Ars, rivolgo un appello: la smettano di usare il momento delicato a fini elettorali. Si trovi invece insieme una exit-strategy per mettere in sicurezza il quadro economico». Che analogie rispetto a quando lei è stato presidente di un governo con la Dc, l' Udeur di Mastella e tra gli assessori Cuffaro e Castiglione? «Gli assessori allora venivano eletti dall' Ars e indicati dai partiti. Oggi posso rivelare che attinsi informazioni sui nomi che mi venivano proposti, da parte di istituzioni competenti in materia. Poi seppi che anche Forgione per Prc fece la stessa cosa. C' erano già 40 inquisiti all' Ars, eravamo a cavallo di Tangentopoli. Non c' erano ancora le inchieste su Cuffaro, che partirono dal 2002, mentre il mio governo cadde nel giugno 2002. Castiglione, che in seguito dimostrò la sua totale estraneità, venne arrestato mentre era assessore. Gli ritirai la delega e concordammo che presentasse le dimissioni». - ANTONELLA ROMANO


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