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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

venerdì 26 febbraio 2010

De Sabetta Commedia. Terzo Canto


Per chi ha avuto l'occasione di leggere i mie primi due canti, magari ricorderà il punto in cui ci eravamo lasciati, per chi invece non li ha seguiti mi è d'obbligo un po' di reso conto:
Nei primi due canti mi aggiravo per le vie del paese, mostrando i pregi e i difetti della nostra umile terra... finché alla vista dell'allora sindaco Tommaso Militello, incredulo della sua presenza, svenni al punto di morire.


TERZO CANTO

Così, ne l’infermo, giù tra i giudicati
tra color che d’amor son puniti
discesi nel cerchio tra i miei simil dannati.

Non sapea quanti giorni eran finiti
poiché ne sole ne luna ci da illuminati,
e tutte l’ore sembran di ugual vestiti.

Ma un di venne tra la mia schiera,
simil Virgilio a Dante nella sua commedia
sì si presentò la mia guida, alta e fiera.

Donna che per pria giunse in età media
a ricoprir, mossa da rossa bandiera,
de la mia Sabetta la più alta sedia.

“Venni io qui giu in codesto loco
per esser a te guida in più alta via,
e mostrar le genti che come un foco

ti colmi il core di piena allegria
e l’udir loro non ti lasci più fioco,
e continuar lieto in mia compagnia

per codesto nostro lungo viaggio
che conoscitor di cose ormai passate
ti renda, colto come un vecchio saggio.”

Udendo cotal parole da lei impiegate,
le mie guange, come fu per il 5 maggio
di lacrime dolci e liete furon bagnate.

Iniziammo a mover i lesti passi,
e come a suo tempo il sommo Dante,
visitai ora io, curioso, i tre trapassi.

Io dietro, e la mia maestra avante,
“Vittoria, volea che pria mi levassi
un dubbio ormai a me costante”

sì fermai la mia signora che pio mi vide,
e ne gli occhi guardandomi mi disse:
“Io so ciò che tu pense”, e poi sorride,

“Tu vuoi saper se quell’omo ancora visse?”
Ed io a lei: “O Vittoria, nulla cosa ci divide
dallo sguardo volea che tu sola mi capisse

poiché timore avea nel farne il nome,
e dimmi dunque, che fine fece il cavaliere
che sanza saper nessuno il come

tenne la mia terra sotto il suo potere?”
Ed Ella: “Il Silvio tuo, dalla rifatte chiome
di perire non mostrava alcun volere,

come l’erba tinta campa a lungo,
sì costui visse gioioso ancora
alto poco più di un misero fungo

e quando per lui giunse finalmente l’ora
scese all’inferno e ancor presungo
che da Minosse, il giudice, dimora

e de la sua pena ancor a noi tace,
e in qual loco egli è degno stare
poiché non di un solo male fu seguace.

Tutte le pene che in terra non fu a pagare
poiché leggi ad personam gli diedero pace,
qui, ne Cirami, ne Alfano lo potran salvare.

Immunità alcuna esiste all’inferno,
non esiste prescrizione, o amnistia
ed ogni pena ti lega da qui in eterno.

Pene come truffa, mafia, massoneria,
corruzione e favoreggiamento esterno
qui dovrà pagare senza alcuna galanteria.”

A le sue parole così pronte e sante,
un sospiro di pace mi sovvenne,
e de la missione non fui più curante

tanto che ella mi riprese più solenne:
“Pria di iniziare questo viaggio errante,
dì ciò che il tuo cuor ancor contenne.”

Ed io: “Vittoria, pria che mi invochi,
ai miei cari, ai conosciuti e ai miei parenti,
che tu mostrommi ora in codesti lochi

ti chiedo l’ultimo dei miei lamenti:
chi in vita vera ancor vivono?, chi i pochi
da me saputi, sono ancor presenti?”

E ella a me: “Più nessun dolce viso.
Quivi giaccono ognu ne la sua volta
taluni in inferno, taluni in paradiso.”

Poi si ferma, sospira e si rivolta:
“Or che ci penso,” e fa un sorriso,
“ad uno ancor la vita non fu tolta,

gobbo dal peso dei suoi lingotti,
tra color che il poter li ha resi lieti,
vive ancor ne la città dov’era Totti,

e siede in parlamento tra i suoi segreti:
curvo è il senator Giulio Andreotti,
vivo dai tempi dei santi e dei profeti.”

Non morii di nuovo, poiché gia morto ero.

6 commenti:

Unknown ha detto...

Ce ne è voluto di tempo.. ma il Trese torna a colpire.. Bravo, ma ti sei fatto l'amica immagiaria? Perchè cu sta storia di Vittoria, mi sa che ti appare nei sogni! Lassala stari... che ne ha pensieri anche lei poverina!

Francesco Treseghè ha detto...

in verità lo avevo iniziato prima di natale... poi lasciato a metà x gli esami... e ieri l'ho ripreso...
cmq... spero che ci incontreremo in qualche canto... se la mia amica Vittoria mi porterà pure da te...

Anonimo ha detto...

presungo, pagare senza galanteria e l'ultimo verso sono cose godibili assai! specialmente il secondo credo che lo adotterò!
complimenti e saluti
m.ang

Anonimo ha detto...

Ineccepibile dal punto di vista letterario:bello, come potrebbe essere altrimenti?.
Detto ciò, io attendo con fiducia la morte del male in terra per veder qual altri porci l'azzanneranno, da capo a collo in tutto l'anno!.
Il problema è l'essere italiani.
Il nano Silvio è figlio degli italiani, figlio ingrato di madre Italia, ma pur sempre frutto di un albero dalle radici marce.
Enzo Fragapane

Stefano Di Vincenzo ha detto...

enzo hai ragione....

come dico sempre "la politica è l'espressione diretta della società che rappresenta"..!

Marcella ha detto...

Sei geniale fra!!!! davvero plendido!! :) perche' non fai una versione cartacea a puntate con delle vignette?