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"Il popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita e non avrà né libertà né sicurezza" (Benjamin Franklin)

lunedì 6 dicembre 2010

Il libro della settimana

More about Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza

Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza

di Roberto Mandracchia
giovane talento garogentino

13 commenti:

Anonimo ha detto...

DEDICATO AI "GIOVANI RINNOVATORI".
QUESTO RENZI MI FA TANTO RICORDARE I TANTI GIOVANI RINNOVATORI ALLA ZAMBUTO O...PERCHE' NO...ALLA TOMMASO MILITELLO!!!!
AHIAHIAHIAHIAHIAHIA...STI ROTTAMATORI: NESCI TU CA TRASU IU !


L'INCONTRO
Renzi-Berlusconi ad Arcore
Il Cavaliere: "Tu mi somigli"
Il sindaco chiede fondi per Firenze. Il leader del Pdl ha apprezzato l'aiuto del primo cittadino toscano sul caso dei rifiuti a Napoli
di FRANCESCO BEI

ROMA - I due si annusano a distanza da tempo. C'è una curiosità reciproca e, almeno da parte del Cavaliere, anche una corrente di schietta simpatia per quel giovane così "diverso dai soliti parrucconi della sinistra". "Un po' mi somiglia, è fuori dagli schemi", ha confidato a un amico. Insomma, alla fine forse era inevitabile che accadesse e infatti è accaduto: Matteo Renzi, il sindaco della rossa Firenze e leader dei "rottamatori" del Pd, ha varcato ieri il cancello di Arcore.

Per carità, ci saranno state ottime ragioni "istituzionali", come usa dire, a giustificare quel faccia a faccia così poco istituzionale e così tanto politico. Renzi, come ogni sindaco d'Italia, è alla canna del gas, ha un disperato bisogno di fondi per chiudere un bilancio altrimenti "lacrime e sangue". E l'ultimo vagone che si può agganciare è quel decreto "Milleproroghe" che il Consiglio dei ministri si appresta a varare alla fine della settimana. Renzi sperava in una legge speciale per la città di Dante, contava di riuscire a portare a casa qualche norma di vantaggio. Quando ha compreso che non sarebbe stato possibile, è andato a bussare direttamente al portone di Arcore. Soldi chiede, ma non se li aspetta dal governo. Vorrebbe farseli dare dai milioni di turisti che si fermano a visitare gli Uffizi o le altre meraviglie fiorentine, imponendo a ciascuno un piccolo "contributo", una tassa di soggiorno.
Pochi euro per il singolo turista, molti per la città: 17 milioni all'anno, calcolano i tecnici del comune. Ma per imporre la tassa serve il via libera del governo. Da qui la visita di ieri ad Arcore. (CONTINUA)

Anonimo ha detto...

(SEGUE BEI)
Eppure non è solo questo, almeno non da parte del Cavaliere. Il premier è infatti davvero intrigato da questo giovane amministratore del Pd. "Ce ne avessimo come lui", sospira. Renzi gli ha toccato il cuore la scorsa settimana, quando Berlusconi annaspava senza trovare una soluzione al problema dei rifiuti a Napoli. I leghisti non ne volevano sapere di dare una mano ai "terroni" e Berlusconi, disperato, ha fatto chiamare Renzi al telefono. "Salve sindaco, mi consente di darle del tu? Dammi del tu anche tu". Un approccio subito confidenziale, che sortisce l'effetto desiderato. Al termine di una telefonata molto amichevole, il sindaco di Firenze tende al Cavaliere una mano preziosa: "Presidente, ti possiamo mandare a Napoli sei camion compattatori per raccogliere l'immondizia dalle strade". "Grazie Matteo, affare fatto. Grazie a Firenze".

Un'amicizia nata nella difficoltà, di quelle che possono prolungare i loro effetti ben oltre l'emergenza. Del resto non è da oggi che il Cavaliere tiene d'occhio quel ragazzo (classe 1975) così "promettente" e di successo, come piacciono a lui. La prima volta che s'incontrarono fu nel 2005, in occasione del flop di Maurizio Scelli, quando l'allora commissario della Croce Rossa tentò di organizzare il suo movimento politico. Berlusconi aspettò due ore (invano) in prefettura che il palazzetto dello sport si riempisse con gli Scelli-boys e, nel frattempo, si intrattenne con quel trentenne presidente della provincia di Firenze che lo era andato a salutare per "cortesia istituzionale". Al termine del colloquio, il premier si congedò a modo suo, lasciando di stucco gli esponenti locali di Forza Italia: "Caro Renzi, ma come fa uno bravo come lei a stare con i comunisti?".

Da allora i due hanno continuato a seguirsi a distanza. Nel frattempo Renzi ha traslocato dalla provincia al comune, mentre Berlusconi ha fatto in tempo a perdere (2006) e rivincere (2008) le elezioni. Renzi è anche il dirigente che ha proposto di "rottamare" gli attuali capi del Pd, a partire da D'Alema, Veltroni e Bersani. Un "coraggio" che, in privato, Berlusconi non ha mancato di lodare. Così come non sono sfuggite al premier quelle dichiarazioni contro la proposta di "Union sacrée" per scacciare il tiranno da palazzo Chigi: "La sinistra - ha detto Renzi - non può mettere insieme la solita ammucchiata selvaggia anti-Berlusconi".
(CONTINUA)

Anonimo ha detto...

(SEGUE BEI)Insomma, da una parte c'è un leader in cerca di giovani, che non vuole lasciare la sua eredità a quei "signori attempati", "professionisti della politica che a cinquant'anni dovrebbero solo dedicarsi ai libri di memorie". Dall'altra c'è un sindaco molto ambizioso che vuole fare politica rompendo gli schemi. E poi l'incontro di ieri ad Arcore, dove nemmeno i sindaci Pdl di Roma e Milano riescono più a farsi ricevere.
(07 dicembre 2010)
- NATURALMENTE DA REPUBBLICA

GRAZIE, PER L'OSPITALITA'.

Marcella ha detto...

GRazie per la segnalazione. Per info. l'articolo di Francesco Bei si può trovare su questo link
http://www.repubblica.it/politica/2010/12/07/news/renzi_berlusconi-9907865/?ref=HREC1-8

Stefano Di Vincenzo ha detto...

io non ho condannato a tempi il partito quando ha invitato alla festa del pd schifani e non condanno neanche renzi che va da berlusconi per motivi istituzionali.

ma nello stesso tempo voglio che ci sia lo stesso metro di giudizio con tutti e non prendere per leccaculo i vari fassino e letta solo perchè discutevano con schifani insomma voglio che si usi lo stesso metodo di misura.

io sono convinto che in una democrazia normale è sacrosanto che ci siano questi incontri istituzionali. Se vogliamo essere uno stato veramente occidentale dobbiamo abbattere queste barriere..uscire dalle barricate della sinistra che ci hanno relegato all'opposizione per 50 anni e ci hanno fatto perdere diverse elezioni ultimamente.

certo berlusconi e schifani sono quello che sono è questa la vera anomalia dell'italia che paradossalmente rafforza la posizione della destra e divide le nostre posizioni all'interno della sinistra tra chi vuole il dialogo per fare le riforme e chi invece si crea i muri dietro il giustizialismo.
Spero che giorno 14 se ne vadano a casa tutti gli esponenti del governo.
cmq Sono curioso di vedere la reazione di tutti quei compagni che attaccarono fassino e che adesso sostengono renzi..chissà anche le cronache politiche di travaglio si arricchiranno anche di questo episodio in futuro..e allora come la mettiamo?

io non faccio distinzione tra fassino e renzi: questa è la morale.
Se vogliamo essere un partito unito e vincente bisogna che anche noi iniziamo un po a ragionare e a sostenere un'unica posizione: cioè quella di un pd forte e unito..

Marcella ha detto...

Basta inciuci da parte di tutti! Basta cene! Ognuno impari ad esser forte dei propri ideali, non solo per attaccar gli altri, ma anche e soprattutto per dar senso alla propria candidatura. Il Pd aveva sbagliato ad invitare Schifani, non perché ci fosse qualcosa di male nell'invitare una carica istituzionale, ma perché sarebbe stato opportuno invitare persone "esemplari" per la gente. Adesso, a mio avviso, Renzi sbaglia a flirtare con Belrusconi, non perché i due non possano avere affari privati in sospeso, ma perché questi affari privati non vengano a intaccare gli affari "pubblici".
baciuzzi

Francesco Treseghè ha detto...

Ci ha mollato pure Renzi.
Peccato. Era l'ultima speranza in un partito diverso e nuovo.
Sempre di più Pd meno L.

Marcella ha detto...

"ultima speranza" mi sembra una parola esagerata quanto esagerata sarebbe stata la sua beatificazione. Penso invece al lato positivo: conoscere un personaggio prima del voto è pur sempre meglio che vedersi delusi dopo!

Anonimo ha detto...

QUANDO UNA ISTITUZIONE(SINDACO)DEVE INCONTRARE UN'ALTRA ISTITUZIONE (PRES. DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI) LO VA A TROVARE NELLE ,SEDI ISTITUZIONALI NON NELLA SEDE PRIVATA , DOVE TRA LE TANTE COSE, PAPI ORGANIZZA I SUOI BUNGA BUNGA.


A PARTE LA BATTUTA, IO CREDO CHE RENZI DETTO IL ROTTAMATORE SIA SCIVOLATO SULLA CLASSICA BUCCIA DI BANANA, E CHE QUESTO INCIDENTE LA DICE LUNGA SULLA SUA VERA NATURA E SULLE SUE VERE INTENZIONI. CHISSA FORSE NON SI ACCONTENTA DI FARE IL SEMPLICE SINDACO DI FIRENZE E ASPIRI A QUALCOSA DI ALTO O PARDON DI ALTRO... CHE SIA LUI IL GIOVANE CHE HA IN TESTA IL BERLUSCA...
MEDITATE, MEDITATE

Anonimo ha detto...

Polis
Di Massimo Giannini

Il cecchino Matteo

"Oltre le ideologie". Nella strisciante balcanizzazione in corso all'interno del Partito democratico, prende dunque corpo una "dottrina Renzi". Il leader della fertile corrente dei Rottamatori del centrosinistra l'ha illustrata in queste ore, per spiegare le ragioni che l'hanno indotto a recarsi in visita ad Arcore, cioè nella trincea del "nemico", per ottenere dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi "un impegno per Firenze". L'intento è nobile: come ha chiarito lui stesso, il giovane sindaco del capoluogo toscano l'aveva incontrato qualche tempo fa per parlare della questione dei rifiuti, e il Cavaliere gli aveva fatto una promessa: avrai più fondi, magari addirittura una legge speciale dedicata a Firenze. Figuriamoci: quando mai una promessa è stata un problema per Berlusconi? Governa il Paese promettendo tutto a tutti da quindici anni, perché non promettere qualcosa anche a Renzi? Forte di questa cambiale in bianco, il buon Matteo ha dunque provato a passare alla cassa. Con il suo solito piglio: realistico, pragmatico. "Per il bene di Firenze vado dove mi chiamano. E anche stavolta sono andato oltre le ideologie". Ma il bene del Pd? Se ne occupa qualcuno, di questi tempi? L'iniziativa di Renzi è discutibile. Nella forma e nella sostanza.

Continua

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda la forma: non c'è nulla di male che un sindaco incontri un capo di governo per parlare dei problemi
della sua città. Ma i luoghi, in quanto simboli, contano. Non si può andare, cappello in mano, nella residenza privata del premier. Tanto più se si ammette che "la notizia doveva restare riservata". Ci sono tanti posti, dove le istituzioni possono e devono dialogare. A Roma c'è Palazzo Chigi, sede naturale del governo. A Firenze c'è Palazzo Vecchio, sede naturale del Comune. A Milano c'è la Prefettura, campo neutro per definizione. Ma Arcore no, ad Arcore non si può. Nell'ottobre del 2002 accusammo i vertici della Fiat (all'epoca Paolo Fresco e Gabriele Galateri) che in una piovosa domenica d'autunno si recarono in processione riservata a Villa San Martino, a prendersi gli sberleffi del premier sulla mala gestione del colosso automobilistico sull'orlo della bancarotta. Anche lì: cappello in mano, in una sede impropria e inadeguata. Oggi Renzi commette lo stesso errore. Inaccettabile, ingiustificabile.

Per quanto riguarda la sostanza: alla vigilia di un voto che probabilmente sancirà la fine di questo governo, la visita del sindaco di Firenze è quanto meno intempestiva. E dunque persino sospetta. Cosa può garantire, a Firenze, un presidente del Consiglio che tra una settimana, a quest'ora, starà forse già al Quirinale a rassegnare le sue dimissioni? Nulla, con tutta evidenza. E allora non si può non pensare che anche questa mossa di Renzi, persino suo malgrado, rientri in una più generale "strategia della tensione" che serve a destabilizzare il Pd. Non ci vuole molto, visto che il partito guidato da Bersani è esposto ormai a tutte le scorrerie possibili e a tutte le spallate immaginabili. In questo, magari anche al di là delle intenzioni, il sindaco fiorentino si sta rivelando un cecchino inesorabile. Sparare sul "quartier generale" è una sua specialità. In molti casi ha anche ragione: la campagna di svecchiamento delle classi dirigenti è un tema vero, a sinistra come a destra. Ma in molti casi ha anche torto: far fuori qualunque dirigente politico dopo tre legislature, indipendentemente dall'autorevolezza, dall'esperienza e dal contributo dato al Paese oltre che al partito, è una scorciatoia nuovista che non porta lontano.

Se confonde il "nuovo" col "nuovismo", il Pd si scava da solo la sua fossa. Per ritrovare il radicamento sul territorio, per parlare il "linguaggio della gente", per tornare a candidarsi al governo del Paese, il centrosinistra deve sapere innanzi tutto da dove viene. Quali sono i valori da salvare, dal Novecento italiano che ha espresso Gramsci e De Gasperi, Moro e Berlinguer. Quali sono i principi da ridefinire, nel programma del Terzo Millennio che esige fantasia ma ancora e soprattutto identità. Solo quando avrà spiegato questo, saprà poi dire agli italiani dove vuole andare. Andare "oltre", sempre e comunque, non serve a niente e a nessuno. Le ideologie del secolo scorso hanno prodotto tragedie, dal fascismo italiano al comunismo sovietico. Ma un manifesto politico che abbia come unico slogan l'idea di andare "oltre le ideologie" non è niente. È il vuoto. O forse è solo un altro ideologismo.
(07 dicembre 2010)

Naturalmente da Repubblica
Grazie per l'ospitalità

Anonimo ha detto...

Ha senso che nel video del primo romanzo di Roberto Mandracchia ci siano 11 commenti che riguardano il PD e Renzi?
Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!
Enzo Fragapane

Marcella ha detto...

Caro Enzo, sono d' accordissimo con te! Il mio intento iniziale era quello di parlare d'un altro tipo di cultura, ed ho sbagliato a pubblicare i post e ricommentare. Dalla prossima volta in poi inviterò a postare i commenti nel post adatto o a spostare la discussione al prossimo post.
A te e chi come te sarebbe stato interessato a leggere 11 commenti su un libro, chiedo scusa. Ti informo però che d'ora in poi ogni settimana avremo la nostra rubrica Il libro della settimana.

un bacio