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domenica 27 giugno 2010
Al Popolo Sabettese
Posto che lo stesso Tar ha deciso di dare ragione al Sig. Francesco Catalano, che sarà il vostro nuovo rappresentante in Consiglio Comunale, io mi auguro che Dio la mandi buona al nostro povero paesello, considerato che nell’ultima Amministrazione Comunale quella poltrona da lui tanto ambita, gli è solo servita a riscaldarla per benino e a fare ostruzionismo a chi qualcosa di buono per il paese avrebbe voluto farla!
Mi ricordo la frase che qualcuno ripeteva, quando si trattava di altra gente, da criticare a tutti i costi! E le parole “Chiarezza e Trasparenza”, usate inneggiando allo scandalo elettorale!
Sta volta un invito alla riflessione lo voglio fare io ai miei paesani: Sabettesi meditate, meditate e meditate! Giovani Sabettesi meditate anche voi, anzi soprattutto voi!
Signora Medita Medita, c’è gente che non ha idea di chi siano i compagni, ma si definisce tale! C’è gente che continua a confondere i Socialisti con i seguaci di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, gente alla quale consiglio caldamente di prendersi un buon manuale di Storia Contemporanea e di studiarselo bene! Signora Medita Medita, ti invito a meditare seriamente e ad evitare di preoccuparti della mia vita e di quella che tu chiami solitudine, perché non esiste!
Con i ringraziamenti ho finito.
Ai miei elettori, che mi hanno voluta in quel Consiglio comunale e per i quali continuerò a lavorare senza occupare quella poltrona. Alla mia meravigliosa famiglia, che mi sostiene compatta e unita. Alle mie sorelle, Rossella e Ilenia, a Francesco, a Marcella, ad Agostino, a Davide, a Stefania, a Stefano, a Salvatore, a Maria, ad Alfonso, i Gd Sabettesi, che lavorano per Santa Elisabetta e per i giovani di Santa Elisabetta, senza condizionamenti, senza interessi e scopi altri! Ai compagni del Circolo del PD di Santa Elisabetta, con i quali ho avuto il piacere di fare la mia prima battaglia elettorale e di lavorare per il mio paese. Grazie, grazie e ancora grazie!
“Largo ai giovani”!!!
mercoledì 23 giugno 2010
Traccia Numero 2
di Concita De Gregorio
«Ho scelto di svolgere il tema dal titolo La ricerca della felicità perché proprio l'altro ieri a casa mentre mia madre preparava la cena abbiamo discusso di questo, mio fratello Antonio non parlava perché siccome ha avuto due debiti gli hanno tolto i cavi del computer e anche il credito al cellulare che già era poco, cinque euro a settimana e lui diceva sono una schifezza cinque euro, adesso niente. Mio padre ha detto è inutile che tu faccia la sceneggiata lui ha risposto tanto lo so che mi odi e ha buttato la forchetta facendo schizzi di salsa, mia madre si è messa a piangere ha detto smettetela che la ragazza ha l'esame deve stare tranquilla, possibile che non ci sia mai un momento di pace, mio padre ha detto ma quale pace, questi dovrebbero mettere un cero alla madonna tutti i giorni per i sacrifici che facciamo per vederli felici, allora io ho detto che ne sai tu di felicità, lui si è fatto triste negli occhi e ha detto niente, ne so, hai ragione, brava, a qualcosa è servito farti studiare, hai visto.
Mio padre Gerardo stamani deve votare il referendum dello stabilimento. Lui vota sì, lo ha scritto ieri in una lettera al giornale, perché dice che se perde il lavoro ce ne andiamo tutti a fare i manovali della camorra, che già la vita è uno schifo si alza alle quattro e mezza tutte le mattine per essere ai cancelli alle cinque, quando torna mangia un piatto di minestra va a dormire un'ora e alle tre ricomincia con l'altro lavoro da Fabio il carrozziere, la sera è morto di stanchezza non si vede nemmeno la tv. Però due figli a scuola, dice, e la moglie a casa come li campa, se no.
Certo, ha scritto nella lettera, coi criminali si guadagna meglio ma questo poi l'ha cancellato. L'accordo fa schifo, gli ha strillato l'altro giorno mia madre e lui gli ha detto che credi che non lo so che fa schifo, siete bravi tutti a parlare poi però il lavoro lo perdo io. Dice che era meglio quando in fabbrica non c'era nemmeno l'aria condizionata si schiattava di caldo ma almeno alle assemblee erano migliaia e il sindacato sì che contava e si stava tutti uniti. Nella traccia del tema c'è quell'articolo di giornale che spiega che quando migliorano le condizioni di vita, col progresso, non aumenta la felicità delle persone e non si capisce come mai. Questo intende mio padre, credo: lui l'ha capito. Che il caldo pazienza se però erano uniti. Poi mi ha colpito l'autore Zamagni che dice reciprocità condivisione, anche questo credo che intenda mio padre: erano in tanti e si sentivano insieme, si aiutavano a vicenda mentre adesso invece è più facile che ciascuno stia da solo. E' bello l'articolo della Costituzione però mi dispiace dirlo ma non è vero, non hanno tutti la stessa dignità: quelli che ne hanno di più se la devono ingoiare, quelli che ne hanno meno comandano per tutti. Anch'io credo come l'autore Bauman che deve essere bello tentare l'impossibile, deve essere una cosa che ti fa sentire felice ma se penso una cosa impossibile è che la mia famiglia sia più felice e allora vedo che non so come si fa, non dev'essere questo che voleva dire l'autore e spero almeno di non essere andata fuori tema che se non passo l'esame Antonio non può nemmeno usare il mio telefono come gli ho promesso, e allora altro che felicità».