di Antonio Fragapane
Da mesi era un nome che leggevo spesso, spuntava in molte bacheche dei miei amici, ma era una persona a me sconosciuta. Sapevo essere un mio compaesano, lontano fisicamente ma sempre molto vicino e presente tramite i vari commenti ai post degli eventi che man mano si verificavano sia in paese che in Sicilia o in Italia. Sempre cordiale, disponibile con tutti e con tanti “contatti” fra le persone della sua infanzia, che, ho poi saputo, ha sempre continuato a frequentare sia ritornando spesso in Sicilia, che, da lontano, sul social network Facebook.
Un giorno, complice un mio scritto che volevo fargli conoscere, l’ho contattato e, dopo l’ormai consueta “richiesta d’amicizia”, ci siamo scritti, tramite messaggi e chat, scambiandoci informazioni, impressioni ed opinioni. Ma, in seguito, è stato subito dopo aver letto il suo profilo, che ho ritenuto opportuno far conoscere, promuovere ed al contempo valorizzare la storia del sabettese Mimmo Mangione, uno di noi, un uomo della nostra terra, una delle tante persone emigrate negli anni, che, però, ha saputo trovare fuori dall’Italia quell’humus congeniale alle sue esigenze culturali ed aspirazioni artistiche, fino all’onorificenza di cui è stato insignito il 22 agosto scorso.
La sua storia è un esempio di come l’italianità, e la sicilianità, nel mondo, sottoforma di passione, impegno e tanta fantasia, siano sempre fortemente apprezzate. Le stesse peculiarità, infatti, che hanno fatto, e fanno, del made in Italy un marchio di sicura qualità e di assoluto rilievo artistico e culturale. Qui di seguito, si riporta l’intervista integrale che il cavaliere Mimmo Mangione ha concesso in esclusiva per i lettori di perlacitta.it.
Un giorno, complice un mio scritto che volevo fargli conoscere, l’ho contattato e, dopo l’ormai consueta “richiesta d’amicizia”, ci siamo scritti, tramite messaggi e chat, scambiandoci informazioni, impressioni ed opinioni. Ma, in seguito, è stato subito dopo aver letto il suo profilo, che ho ritenuto opportuno far conoscere, promuovere ed al contempo valorizzare la storia del sabettese Mimmo Mangione, uno di noi, un uomo della nostra terra, una delle tante persone emigrate negli anni, che, però, ha saputo trovare fuori dall’Italia quell’humus congeniale alle sue esigenze culturali ed aspirazioni artistiche, fino all’onorificenza di cui è stato insignito il 22 agosto scorso.
La sua storia è un esempio di come l’italianità, e la sicilianità, nel mondo, sottoforma di passione, impegno e tanta fantasia, siano sempre fortemente apprezzate. Le stesse peculiarità, infatti, che hanno fatto, e fanno, del made in Italy un marchio di sicura qualità e di assoluto rilievo artistico e culturale. Qui di seguito, si riporta l’intervista integrale che il cavaliere Mimmo Mangione ha concesso in esclusiva per i lettori di perlacitta.it.
Ciao Mimmo, iniziamo da un episodio personale: come mai ti sei trasferito in Australia? E quando?
Mi sono trasferito in Australia alla fine del 1982. Sono partito da Santa Elisabetta (paese in provincia di Agrigento N.d.A.) in una triste e fredda mattina di dicembre. Ricordo ancora l’odore del caffè che mia sorella Maria Assunta stava preparando in cucina, le lacrime di mia madre! Quel giorno, il nostro piccolo paese mi parve – chissà perché – molto più triste di quello in cui avevo vissuto parte della mia vita, fino a quel momento. Le ragioni per una partenza sono sempre molteplici, non se ne può mai indicare una sola, sono tante e te le porti dietro dentro l’anima come un pesante fardello per tutta la vita ed è difficilissimo farne un elenco! Adesso, sono qui, vivo in una terra sana e fertile che mi ha dato tutte quelle possibilità che una vita intera vissuta in paese, non mi avrebbe mai dato: non ho rimpianti! Sognavo, capisci? Da bambino, sempre e ad occhi aperti, di giorno e di notte. La fantasia non mi dava mai un attimo di tregua, la possibilità di riprendere fiato. Non si deve mai fermare la propria fantasia, bisogna sempre tenerla sveglia e viva dentro di se stessi! Come si fa a vivere senza aver realizzato almeno uno dei tanti sogni, custoditi nel proprio cuore? Un sogno, uno solo magari, degli altri non m’importa! Ho realizzato uno dei miei sogni, poi un altro e poi un altro ancora…
Mi sono trasferito in Australia alla fine del 1982. Sono partito da Santa Elisabetta (paese in provincia di Agrigento N.d.A.) in una triste e fredda mattina di dicembre. Ricordo ancora l’odore del caffè che mia sorella Maria Assunta stava preparando in cucina, le lacrime di mia madre! Quel giorno, il nostro piccolo paese mi parve – chissà perché – molto più triste di quello in cui avevo vissuto parte della mia vita, fino a quel momento. Le ragioni per una partenza sono sempre molteplici, non se ne può mai indicare una sola, sono tante e te le porti dietro dentro l’anima come un pesante fardello per tutta la vita ed è difficilissimo farne un elenco! Adesso, sono qui, vivo in una terra sana e fertile che mi ha dato tutte quelle possibilità che una vita intera vissuta in paese, non mi avrebbe mai dato: non ho rimpianti! Sognavo, capisci? Da bambino, sempre e ad occhi aperti, di giorno e di notte. La fantasia non mi dava mai un attimo di tregua, la possibilità di riprendere fiato. Non si deve mai fermare la propria fantasia, bisogna sempre tenerla sveglia e viva dentro di se stessi! Come si fa a vivere senza aver realizzato almeno uno dei tanti sogni, custoditi nel proprio cuore? Un sogno, uno solo magari, degli altri non m’importa! Ho realizzato uno dei miei sogni, poi un altro e poi un altro ancora…
Capisco. L’interesse per il teatro è nato in Italia o in Australia?
L’interesse per il teatro è nato…chissà quando! Ricordo che da piccolo rimanevo incantato guardando in televisione le commedie, i drammi, i grandi personaggi del teatro. Rimanevo a bocca aperta affascinato dal modo, dal manierismo di questi attori, dalla maschera facciale, dalle mille espressioni: la possibilità di dare vita, corpo e anima ad una creatura nata dalla fantasia di un autore. Mi sono innamorato degli autori di teatro (teatranti) come Gasmann, Randone, Albertazzi, Moretti, Cervi, Lionello, Lavia, Sthreler, Carraro e Turi Ferro. Ho iniziato a “recitare” nel 1969, a scuola, poi ho preso il “vizio” e non ho più smesso. (Dunque, quest’anno festeggia i suoi primi quarant’anni di carriera teatrale…N.d.A.)
L’interesse per il teatro è nato…chissà quando! Ricordo che da piccolo rimanevo incantato guardando in televisione le commedie, i drammi, i grandi personaggi del teatro. Rimanevo a bocca aperta affascinato dal modo, dal manierismo di questi attori, dalla maschera facciale, dalle mille espressioni: la possibilità di dare vita, corpo e anima ad una creatura nata dalla fantasia di un autore. Mi sono innamorato degli autori di teatro (teatranti) come Gasmann, Randone, Albertazzi, Moretti, Cervi, Lionello, Lavia, Sthreler, Carraro e Turi Ferro. Ho iniziato a “recitare” nel 1969, a scuola, poi ho preso il “vizio” e non ho più smesso. (Dunque, quest’anno festeggia i suoi primi quarant’anni di carriera teatrale…N.d.A.)
Lì, in Australia, come hai iniziato a fare teatro?
Nel 1983 fui chiamato a partecipare al Festival delle Arti di Melbourne, recitando un ruolo brillante in una commedia di De Benedettis intitolata “Buonanotte Patrizia”. Poi sono arrivati Molière e Dario Fò, la regia per Shakespeare, la richiesta da parte del Conservatorio di Melbourne di fare la direzione teatrale di opere liriche, la mia partecipazione all’ International Festival of the Arts, in qualità di attore, regista, mimo, esperto in Commedia dell’Arte: il tutto fino a Pirandello! Comunque, per colpa di Nardu (personaggio principale della pastorale che il 6 gennaio di ogni anno si svolge nel paese di Santa Elisabetta, N.d.A.) – volevo infatti capire da dove venisse, quando era nato e perché – sono diventato, dopo anni di studio e ricerche, un attento conoscitore delle maschere e della Commedia dell’Arte.
Nel 1983 fui chiamato a partecipare al Festival delle Arti di Melbourne, recitando un ruolo brillante in una commedia di De Benedettis intitolata “Buonanotte Patrizia”. Poi sono arrivati Molière e Dario Fò, la regia per Shakespeare, la richiesta da parte del Conservatorio di Melbourne di fare la direzione teatrale di opere liriche, la mia partecipazione all’ International Festival of the Arts, in qualità di attore, regista, mimo, esperto in Commedia dell’Arte: il tutto fino a Pirandello! Comunque, per colpa di Nardu (personaggio principale della pastorale che il 6 gennaio di ogni anno si svolge nel paese di Santa Elisabetta, N.d.A.) – volevo infatti capire da dove venisse, quando era nato e perché – sono diventato, dopo anni di studio e ricerche, un attento conoscitore delle maschere e della Commedia dell’Arte.
Potresti riferirci quali sono stati i tipi di opere che hai rappresentato ed in quale veste (attore, regista o altro)?
In teatro, sono come un artigiano, ho fatto di tutto e faccio tutto! In veste di attore/regista, ma anche come scenografo, costumista, direttore di scena, drammaturgo; faccio anche le traduzioni in inglese di opere di grandi autori, come ad esempio Goldoni, e, ultimamente, mi sono cimentato con Dante!
In teatro, sono come un artigiano, ho fatto di tutto e faccio tutto! In veste di attore/regista, ma anche come scenografo, costumista, direttore di scena, drammaturgo; faccio anche le traduzioni in inglese di opere di grandi autori, come ad esempio Goldoni, e, ultimamente, mi sono cimentato con Dante!
Qual è il tuo rapporto con l’Italia? Hai mai nostalgia dei luoghi della tua infanzia?
Il mio rapporto con l’Italia è sempre stato quello tipico di tutti gli emigranti: odio e amore. Ho la rabbia dentro per non aver avuto la possibilità di fare in Italia tutto quello che sto facendo in Australia. Dell’Italia, non concepisco più la politica senza ideali, il potere e l’importanza che ha acquisito la mafia, gli imbrogli, rubare il pane a chi non ne ha, negare i diritti basilari a chi paga le tasse, il rumore assordante, la mancanza di privacy. Ma dell’Italia amo la cultura, la buona cucina, i miei amici, quel poco che rimane della civiltà, la creatività, la voglia di vivere! I luoghi della mia infanzia sono tristi ed abbandonati negli androni della mia memoria, ricordo, infatti, ben poco. A volte quando qualche amico mi chiede se ancora rammento quella cosa che abbiamo fatto insieme, faccio finta di ricordare ma, effettivamente – grazie ad una breve e violenta malattia di alcuni anni fa – tante cose sono state “definitivamente” cancellate dalla mia memoria! E’ stato un bene o un male? Non lo so, anche perchè tanti di questi ricordi erano piuttosto “tristi”. Ecco perchè soffro molto poco la nostalgia!
Il mio rapporto con l’Italia è sempre stato quello tipico di tutti gli emigranti: odio e amore. Ho la rabbia dentro per non aver avuto la possibilità di fare in Italia tutto quello che sto facendo in Australia. Dell’Italia, non concepisco più la politica senza ideali, il potere e l’importanza che ha acquisito la mafia, gli imbrogli, rubare il pane a chi non ne ha, negare i diritti basilari a chi paga le tasse, il rumore assordante, la mancanza di privacy. Ma dell’Italia amo la cultura, la buona cucina, i miei amici, quel poco che rimane della civiltà, la creatività, la voglia di vivere! I luoghi della mia infanzia sono tristi ed abbandonati negli androni della mia memoria, ricordo, infatti, ben poco. A volte quando qualche amico mi chiede se ancora rammento quella cosa che abbiamo fatto insieme, faccio finta di ricordare ma, effettivamente – grazie ad una breve e violenta malattia di alcuni anni fa – tante cose sono state “definitivamente” cancellate dalla mia memoria! E’ stato un bene o un male? Non lo so, anche perchè tanti di questi ricordi erano piuttosto “tristi”. Ecco perchè soffro molto poco la nostalgia!
In che modo sei diventato cavaliere per meriti artistici? Ti hanno visto in teatro, hanno scritto di te sui giornali…Esattamente qual è la benemerenza? Sei cavaliere della Repubblica?
Anni fa, ho iniziato a collaborare con il Ministero degli Esteri, attraverso il Consolato Generale d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne. Ho iniziato partecipando alle celebrazioni della Festa della Repubblica (2 giugno), portando il “mio” Arlecchino di fronte a 15.000-20.000 persone. Ben presto, al Ministero si è fatta strada l’idea che la mia presenza, il mio input culturale in Australia era stato molto importante a tal punto che ero riuscito a promuovere e rilanciare l’interesse verso la lingua italiana, che gli accademici italo-australiani avevano reso noiosa, morta, di nessun interesse sociale. Ben presto mi sono ritrovato a rappresentare in teatro tutto quello, ed è tantissimo, che di interessante e di bello possiede la nostra grande letteratura.
Goldoni, Pirandello, Eduardo De Filippo, sono gli autori che visito spesso in queste mie incursioni letterarie. Gli australiani mi seguono, riempiono il mio teatro ad ogni rappresentazione. Si fermano dopo lo spettacolo per salutarmi e addirittura per ringraziarmi! Non sapevo e non ero stato informato del fatto che tutta la mia attività artistica venisse documentata e inviata a Roma, dove, stranamente, qualcuno leggeva e valutava. Nel 2007 ho realizzato la “Celebrazione per il III centenario della nascita di Carlo Goldoni”. Sono stato contattato dalla “Casa Goldoni” di Venezia, che ha collaborato attivamente alla mia iniziativa dandomi tutto il supporto di cui avevo bisogno. Da solo e con i mezzi a mia disposizione inviai la proposta del progetto alla Regione Veneto, la quale, senza neanche “batter ciglio”, finanziò l’iniziativa: mi scrissero, anzi, che si “sentivano onorati” di far parte del mio progetto! Così riuscii a realizzare lo spettacolo “Il servitore di due padroni”, una conferenza dal titolo “Teatro di Carlo Goldoni, la lingua nel teatro”, un concerto di musiche barocche e di canzoni di Farinelli ed infine una lettura di alcuni brani di Casanova, Sacchi e Isabella Andreina, con un grande successo di critica e di pubblico.
Il resto è storia, come si suol dire. Il 22 agosto di quest’anno mi è stata conferita la nomina a Cavaliere per ragioni artistiche, firmata di pugno dal presidente Giorgio Napolitano. Sono infatti “Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana”, con la seguente motivazione: a Mimmo Mangione, attore , regista e direttore artistico “instancabile ambasciatore del teatro italiano in Australia, ha realizzato innumerevoli produzioni teatrali con ammirevole determinazione e professionalità, pur con scarsi mezzi materiali e con notevoli ostacoli ambientali, linguistici e culturali, svolgendo anche un prezioso ruolo educativo a favore della conoscenza della tradizione teatrale italiana da parte dei giovani”.
Anni fa, ho iniziato a collaborare con il Ministero degli Esteri, attraverso il Consolato Generale d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne. Ho iniziato partecipando alle celebrazioni della Festa della Repubblica (2 giugno), portando il “mio” Arlecchino di fronte a 15.000-20.000 persone. Ben presto, al Ministero si è fatta strada l’idea che la mia presenza, il mio input culturale in Australia era stato molto importante a tal punto che ero riuscito a promuovere e rilanciare l’interesse verso la lingua italiana, che gli accademici italo-australiani avevano reso noiosa, morta, di nessun interesse sociale. Ben presto mi sono ritrovato a rappresentare in teatro tutto quello, ed è tantissimo, che di interessante e di bello possiede la nostra grande letteratura.
Goldoni, Pirandello, Eduardo De Filippo, sono gli autori che visito spesso in queste mie incursioni letterarie. Gli australiani mi seguono, riempiono il mio teatro ad ogni rappresentazione. Si fermano dopo lo spettacolo per salutarmi e addirittura per ringraziarmi! Non sapevo e non ero stato informato del fatto che tutta la mia attività artistica venisse documentata e inviata a Roma, dove, stranamente, qualcuno leggeva e valutava. Nel 2007 ho realizzato la “Celebrazione per il III centenario della nascita di Carlo Goldoni”. Sono stato contattato dalla “Casa Goldoni” di Venezia, che ha collaborato attivamente alla mia iniziativa dandomi tutto il supporto di cui avevo bisogno. Da solo e con i mezzi a mia disposizione inviai la proposta del progetto alla Regione Veneto, la quale, senza neanche “batter ciglio”, finanziò l’iniziativa: mi scrissero, anzi, che si “sentivano onorati” di far parte del mio progetto! Così riuscii a realizzare lo spettacolo “Il servitore di due padroni”, una conferenza dal titolo “Teatro di Carlo Goldoni, la lingua nel teatro”, un concerto di musiche barocche e di canzoni di Farinelli ed infine una lettura di alcuni brani di Casanova, Sacchi e Isabella Andreina, con un grande successo di critica e di pubblico.
Il resto è storia, come si suol dire. Il 22 agosto di quest’anno mi è stata conferita la nomina a Cavaliere per ragioni artistiche, firmata di pugno dal presidente Giorgio Napolitano. Sono infatti “Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana”, con la seguente motivazione: a Mimmo Mangione, attore , regista e direttore artistico “instancabile ambasciatore del teatro italiano in Australia, ha realizzato innumerevoli produzioni teatrali con ammirevole determinazione e professionalità, pur con scarsi mezzi materiali e con notevoli ostacoli ambientali, linguistici e culturali, svolgendo anche un prezioso ruolo educativo a favore della conoscenza della tradizione teatrale italiana da parte dei giovani”.
Progetti per il futuro?
Si, Pasolini e Pirandello per il prossimo anno. Ma ne riparleremo presto!
Si, Pasolini e Pirandello per il prossimo anno. Ma ne riparleremo presto!
3 commenti:
Che bello sapere di aver qualcuno di cui andare orgogliosi! Un Cavaliere che sia degno di portare tale onoreficenza e che sia l'immagine della Bella Italia e soprattutto della Bella Sicilia nel mondo!
complimentoni... questa è la fantasia quando lasciata libera di volare...
E' vero nessuno è profeta in patria. Oppure " Totò, chi l'avrebbe mai detto" ( Nuovo cinema Paradiso). Oppure ancora "Chu nesci arrinesci". Al di la di questo Mimmo è bravo, lo è sempre stato, in Australia ha trovato il terreno adatto alle sue capacità e vocazioni culturali e artistiche. In Italia non sarebbe successo niente perchè le nostre intelligenze spesso non vengono valorizzate, in tutti i campi. Personalmente sono orgoglioso che un figlio di Santa Elisabetta sia arrivato a tanto, e sono pure orgoglioso del fatto di aver recitato assieme a lui. Ricordo il suo "Giuda" nel "Giuseppe Venduto dai Fratelli" o " Uzi Dima" in "La Giara", da allora era visibile il suo talento. Ciao Mimmo, e complimenti, finalmente un Cavaliere di cui andare orgogliosi.
Vincenzo Di Vincenzo.
Posta un commento